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mercoledì 9 Ottobre 2024
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Covid, i racconti-choc: «Al Moscati di Taranto pazienti senza cure e dati clinici falsati»

Negata la dignità, anche da morti. Lasciati morire negli ospedali soli. E il dubbio che non siano stati curati come si sarebbe potuto, per esempio col plasma, mentre l’ossigeno (la ventilazione meccanica) aveva già fatto danni. Parliamo di pandemia covid e delle audizioni in commissione d’inchiesta avvenute ieri a Milano. Diverse le testimonianze, molto simili le storie. Eleonora Coletta del comitato vittime Covid Moscati di Taranto ha raccontato la sua storia: ha perso padre e marito nel marzo 2021, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro e ricoverato al Moscati.

Le cure col plasma

«Ai miei cari non è stato fatto nulla, mai una tac, non sono state somministrate le terapie, i sanitari si sono rifiutati di fare il plasma e i monoclonali», ha affermato e, a parer suo, anche nelle cartelle cliniche i dati erano stati falsati o comunque non reali, sia per età che per peso e addirittura per abilità e ha spiegato che ricorda pure che FdI aveva chiesto in Puglia una commissione d’inchiesta, ma fu una proposta bocciata. E poi ha aggiunto a Taranto «non è morto nessun medico, quelli che si ammalavano ricevevano il plasma, quindi era efficace per loro ma non per i miei cari e altri ammalati. Quando mio fratello e mio cugino hanno provato a donare il sangue, al Moscati hanno detto che non lo avrebbero somministrato – ha proseguito – perché loro non credevano al plasma, come se si dovesse credere in un’ideologia. Il Covid doveva essere una malattia incurabile, solo così avevamo paura».

Le altre testimonianze

E non unica è la sua testimonianza: «La madre di un nostro associato – ha denunciato Sabrina Gualini, presidente del Comitato nazionale familiari vittime Covid – è stata fatta uscire dalla struttura quando già era con polmonite avanzata, poi è morta in 6 giorni. Abbiamo un caso di chi è andato in ospedale per sospetta diverticolite al colon ed è morto di Covid. Abbiamo chat tra ricoverati e parenti surreali». In Puglia un 45enne, papà di tre figli, viste le precarietà assistenziali dell’ospedale scrive alla moglie «non lasciarmi morire in pronto soccorso». Non aveva nemmeno un campanello per suonare, non aveva da bere. «Ci chiediamo a cosa sia servito l’incremento tariffario per degenza in area medica Covid o in terapia intensiva».

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