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sabato 27 Luglio 2024
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Ex cava trasformata in una maxi discarica: sequestrata un’area di 40mila metri quadrati a Massafra – VIDEO

Un’ex cava di tufo adibita a discarica abusiva. È quanto ha scoperto la Guardia costiera di Taranto che ha sequestrato un’area di oltre 40mila metri quadrati nel territorio di Massafra, in località Canonico.

Nella ex cava venivano tombati, secondo l’accusa, i residui derivanti dai lavori di rettifica, allargamento e adeguamento strutturale della banchina di levante del molo San Cataldo e di quelli di consolidamento della calata del porto di Taranto. All’interno sarebbero state smaltite 16.264 tonnellate di rifiuti, in parte costituiti da fanghi di dragaggio illecitamente qualificati terre e rocce da scavo.

L’impianto di smaltimento a suo tempo era esclusivamente autorizzato al recupero in procedura semplificata della Sia-Servizi Integrati Ambientali, una delle tre società coinvolte. Le altre due imprese sono la Parascandolo srl, a cui era affidata la commessa per il trasporto dei rifiuti, e la Rcm Costruzioni srl, società produttrice di rifiuti che svolgeva attività di drenaggio, demolizione ed escavazione del fondale marino.

A quest’ultima società, a differenza delle prime due, non è contestato al momento l’illecito amministrativo. Il provvedimento di sequestro è firmato dal gip di Lecce Maria Francesca Mariano, che ha accolto le richieste del pm della Dda Milto Stefano De Nozza.

Sono otto le persone fisiche indagate per attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti aggravata dall’aver commesso il reato allo scopo di eseguire più violazioni dell’articolo 256 del Codice dell’ambiente (Attività di gestione di rifiuti non autorizzata). Il gip ha applicato la misura cautelare interdittiva all’esercizio dell’attività alla Sia srl e disposto sia il sequestro dei mezzi, attrezzature e materiali misti di demolizione esistenti nell’area adibita a discarica che dei conti e dei beni fino alla concorrenza della somma ritenuta profitto del reato nel confronti delle tre società (163.627,61 euro per la Sia srl, 39.035,40 euro per la Parascandalo e 1.090.101,62 euro per la Rcm Costruzioni).

Gli inquirenti segnalano anche «l’evidente compromissione e deterioramento ambientale conseguenti alle condotte illecite» considerando che i rifiuti «provengono da un’area Sin (sito di interesse nazionale), che presentano concentrazioni di inquinanti superiori ai limiti tabellari di legge stabiliti dal Testo Unico Ambientale».

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