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venerdì 18 Ottobre 2024
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Ex Ilva, emissioni di benzene record a Taranto. Bonelli: «E il governo vuole l’immunità per gli amministratori»

La dirigenza di Arpa Puglia ha comunicato ai commissari dell’ex Ilva, lo scorso 5 gennaio, che «l’inquinamento cresce» e ha chiesto «di intervenire per ridurre le emissioni di benzene, composto tossico che genera il cancro, in particolar modo rilevati dalla stazione situata nel quartiere Tamburi dove i dati parlano, a novembre 2022, di una media di benzene pari a 3,3 nanogrammi per metro cubo, un valore superiore alle medie rilevate dal 2019 al 2021». Lo afferma il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli aggiungendo che «intanto il governo Meloni intende introdurre, per decreto, l’immunità penale a favore degli amministratori ex Ilva, sancendo l’impossibilità, da parte dell’autorità giudiziaria, di emanare provvedimenti interdittivi, come ad esempio i sequestri nei confronti dello stabilimento, e legando le mani ai magistrati».

«Il provvedimento proposto dal Governo Meloni – prosegue Bonelli – viola le norme dello Stato italiano in materia ambientale e quelle relative alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro, infliggendo un colpo mortale alle possibilità di riscatto sociale e di risanamento ambientale di un luogo che, da decenni ormai, è martoriato dall’inquinamento».

«Inoltre – conclude – contrasta con le decisioni della Corte di Giustizia Europea che ha condannato l’Italia per il grave inquinamento della città di Taranto. Il Governo Meloni invece di accelerare sulle bonifiche, utilizzando risorse per risanare luoghi altamente inquinati, sancisce con decreto legge che a Taranto c’è libertà di inquinare nell’impunità più totale, mettendo a rischio ancora la salute dei cittadini e impedendo loro le possibilità di riscatto».

«La popolazione tarantina e i lavoratori dello stabilimento, in questi anni, hanno pagato un prezzo altissimo in termini di salute e, purtroppo, di vittime causate dalla malagestione dell’acciaieria. Da troppo tempo si attendono le bonifiche mai realizzate e la conversione della fabbrica, così come avvenuto a Bilbao in Spagna o nel bacino della Ruhr in Germania. Invece, con ben dodici Decreti Salva-Ilva, i governi continuano a sperticarsi a erogare fondi pubblici a favore dello stabilimento senza chiedere in cambio alcuna garanzia per la sicurezza sul lavoro e dell’ambiente».

Sul fronte giudiziario «il provvedimento proposto dal governo Meloni – incalza Bonelli – viola le norme dello Stato italiano in materia ambientale e quelle relative alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro, infliggendo un colpo mortale alle possibilità di riscatto sociale e di risanamento ambientale di un luogo che, da decenni ormai, è martoriato dall’inquinamento. Inoltre, contrasta con le decisioni della Corte di Giustizia europea che ha condannato l’Italia per il grave inquinamento della città di Taranto».

Il governo Meloni, ha poi aggiunto, invece di accelerare sulle bonifiche, utilizzando risorse per risanare luoghi altamente inquinati, «sancisce con decreto legge che a Taranto c’è libertà di inquinare nell’impunità più totale, mettendo a rischio ancora la salute dei cittadini e impedendo loro le possibilità di riscatto».

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