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venerdì 18 Ottobre 2024
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Gare pilotate all’Arsenale di Taranto: 5 condannati e altri 11 a processo, tra loro imprenditori e militari

Si chiude con cinque condanne in abbreviato e undici rinvii a giudizio l’udienza preliminare a carico di imprenditori, ufficiali della Marina militare e dipendenti civili coinvolti nell’inchiesta sul presunto cartello di imprese che a suon di bustarelle e regali (una cucina, porte blindate, arredi ed elettrodomestici) sarebbe riuscito a conoscere in anticipo i particolare delle gare e così spartirsi gli appalti milionari dell’arsenale militare di Taranto per i lavori di ammodernamenti della flotta della Marina italiana.

La giudice Rita Romano ha condannato in primo grado l’ufficiale del servizio “efficienza navi” Antonio Di Molfetta a quattro anni e mezzo di reclusione. A quattro anni sono stati condannati il dipendente civile dell’arsenale Federico Porraro e l’imprenditore Daniele Guarnascione. A un anno e otto mesi Giovanni Pletto, a un anno Giuseppe De Monte. Di Molfetta e Porraro dovranno pagare al ministero della Difesa una riparazione pecuniaria equivalente al profitto dei reati contestati (30mila euro il primo e 1500 il secondo).

A processo, invece, prima udienza il 4 dicembre prossimo altri undici imputati, tra i quali l’allora direttore dell’arsenale, contrammiraglio Cristiano Nervi e gli imprenditori Alessandro Di Persio, Angelo Raffaele Ruggiero, Nicola Pletto, Giona Guardascione, Fabio Greco, Giacinto Pernisco, Armando De Comite, Pierpaolo Iaia, Vincenzo Vernaglione e Antonio Sottile. A febbraio 2020 i militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza arrestarono dodici persone, con accuse mosse a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta e furto aggravato.

Sedici le gare d’appalto finite sotto la lente della finanza, tutte nei primi mesi del 2019, per un giro d’affari da circa 14 milioni e mezzo di euro. Per l’accusa, uno dei decani degli imprenditori del settore era a capo di un gruppo ristretto di colleghi che faceva cartello presentando offerte di comodo alle gare per poi decidere a tavolino i vincitori e spartire gli affari estromettendo così ogni altra concorrenza.

L’indagine è partita proprio dalla denuncia di uno degli imprenditori esclusi. Secondo gli investigatori, gli imprenditori del presunto “cartello” sapevano di poter essere intercettati dalla finanza e si incontravano in luoghi ritenuti sicuri senza portare con sé il cellulare. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Egidio Albanese, Adelaide Uva, Fausto Soggia, Gianluca Mongelli, Antonio Mancaniello, Andrea Mancini, Maria Letizia Serra, Gaetano Melucci, Edmondo Ruggiero, Luigi Esposito, Antonio Raffo, Mario Calzolaro, Rossella D’Onofrio, Maurizio Besio e Salvatore Sibilla.

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