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sabato 27 Luglio 2024
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Omicidio Bahtijari a Manduria, i familiari si costituiscono parti civili. In 3 rischiano l’ergastolo

Si è tenuta ieri mattina, presso la Corte d’Assise di Taranto, la prima udienza per l’omicidio di Natale Naser Bahtijari, il 21enne di Campi Salentina ucciso a Manduria la notte tra il 22 e 23 febbraio dello scorso anno.

Sul banco degli imputati Vincenzo D’Amicis, Simone Dinoi e Domenico Palma D’Oria, accusati di omicidio pluriaggravato. Ai tre poco più che ventenni, infatti, il pm Stefano Milto De Nozza ha contestato le aggravanti dei futili motivi, della crudeltà, dell’aver adoperato sevizie e del metodo mafioso, motivo per il quale il giudice ieri mattina, ha nuovamente rigettato la richiesta delle difese degli imputati di celebrare un processo con rito abbreviato.

Alla sbarra, ma per il reato di rapina ai danni delle due ragazze che quella sera avevano accompagnato la vittima a Manduria, figura anche Vincenzo Stranieri detto “stellina”, ex capo della Scu e nonno di Vincenzo D’Amicis. Anche per lui è stata rigettata la richiesta di rito abbreviato.

Nel corso della prima udienza si sono costituite le parti civili tra le quali la mamma, tre fratelli e una sorella della vittima, assistiti rispettivamente dagli avvocati Renata Minafra, Ladislao Massari e Stefano Stefanelli. Parti civili anche la compagna del 21enne, con il loro figlioletto di pochi mesi che non ha mai conosciuto il padre, assistiti dall’avvocato Stefano Patì.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Natale Naser Bahtijari è stato ucciso mentre la sua compagna portava in grembo il loro figlio. I fatti risalgono alla sera del 22 febbraio 2023, quando la vittima si era recata a Manduria- paese dei tre imputati – per conto del fratello Suad, per riscuotere il pagamento di una partita di cocaina venduta ai tre ventenni, con la garanzia di nonno Vincenzo Stranieri.

Lì però ha trovato la morte. Sarebbe stato dapprima accoltellato in un locale e poi trascinato in auto in un posto isolato, dove i suo corpo fu gettato al di sotto di una scarpata. I killer, secondo la ricostruzione, avrebbero provato a dare fuoco al corpo, tentativo fallito perché il giovane era precipitato nella sterpaglia e al buio non era più visibile. L’indagine lampo dei poliziotti della squadra mobile ha poi portato subito all’arresto dei tre presunti assassini, che nel frattempo che si erano resi irreperibili. Incastrati dalle intercettazioni ambientali cui erano sottoposti per un altro filone di indagine in ambito di stupefacenti, sono stati arrestati e condotti in carcere. La prossima udienza è in programma il 2 febbraio.

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