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Sciopero all’Hiab, si apre uno spiraglio grazie alla Regione Puglia: ieri la protesta di 102 lavoratori a Bari

Dopo la protesta davanti alla prefettura di Taranto, sbarca a Bari la protesta dei 102 addetti della Hiab, multinazionale che realizza gru e che ora minaccia di delocalizzare chiudendo il sito produttivo di Statte. Ieri sciopero di otto ore proclamato da Fim, Fiom e Uilm con un presidio di lavoratori al lungomare Nazario Sauro di Bari e l’incontro al comitato di monitoraggio del sistema economico e produttivo delle aree di crisi della Regione. E proprio il presidente della task force Leo Caroli ha aperto uno spiraglio di speranza: un incentivo, col sostegno della Regione, che prevede risorse per l’innovazione, i macchinari e la riqualificazione. Attraverso un accordo di programma con l’azienda, la Regione eviterebbe così lo spostamento della produzione in Emilia, che significherebbe licenziamento per i 102 lavoratori.

Il confronto

Il tavolo è aggiornato ai primi di settembre. Resta lo stato di agitazione dei lavoratori. Prossimo passaggio: a fine agosto si terrà un incontro tecnico in cui saranno spiegate più nel dettaglio possibilità e scenari. L’obiettivo del sindacato e delle istituzioni regionali è far rimanere l’attività nel Tarantino e rilanciarla, scongiurare gli esuberi (nel piano aziendale il 40 per cento dei 102 lavoratori), evitare il trasferimento di altre 25 maestranze specializzate nel sito di Minerbio. Nei piani attuali, la parte restante dovrebbe ricevere incentivi all’esodo. I sindacati, tuttavia, sono disponibili ad accettare l’uso di ammortizzatori sociali solo temporanei e se vincolati ad un piano industriale.

Il racconto degli operai

A Leo Caroli alcuni lavoratori hanno raccontato ieri tutta la loro preoccupazione di perdere il lavoro. Pietro Cantoro, segretario territoriale dell’Appalto di Fim Cisl racconta. «Le multinazionali arrivano sul territorio per depredare e fare margini di produzione e poi lasciano abbandonate ai margini di strada le famiglie dei dipendenti. Vogliamo un percorso di salvaguardia per territorio e lavoratori. Chiedevamo premialità all’azienda per la produzione e invece ci siamo ritrovati repentinamente a parlare di cassa integrazione, mal celata col calo produttivo, che rivela la vera intenzione: delocalizzare buttando per strada 102 famiglie senza prospettiva e senza futuro. Non chiediamo assistenzialismo ma solo lavoro dignitoso». Mimmo Amatomaggi, segretario della Uilm di Taranto, al termine dell’incontro ha spiegato che «la posizione dei sindacati resta la stessa. Non siamo soddisfatti ma è un passo avanti. Il tavolo resta aperto e lo stato di agitazione in atto, valuteremo ulteriori iniziative».

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