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domenica 8 Settembre 2024
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Sigilli ai beni di 3 amministratori della Dossier Scarl, editrice di Taranto Sera

I 4 milioni 200 mila euro, in conti correnti e beni immobili, sequestrati dalla magistratura contabile campana al dentista ed editore Pasquale Piccirillo, potrebbero non essere gli unici. Sull’attività della Dossier scarl, messa in liquidazione negli anni scorsi dopo aver presentato numerose richieste di contributi pubblici per l’editoria, potrebbero arrivare altri provvedimenti contabili. La società cooperativa per l’editoria, i cui tre amministratori si sono succeduti nel tempo, è oggetto di accertamento anche della Procura regionale pugliese della Corte dei conti.

La vicenda, portata all’attenzione della magistratura contabile pugliese dai finanzieri del Nucelo di polizia economico-finanziaria di Taranto, procede parallelamente a quella condotta dai colleghi di Caserta, che nelle scorse ore, hanno già eseguito un provvedimento di sequestro conservativo emesso, su richiesta della Procura regionale per la Campania, dal Presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Napoli. L’importo del danno erariale accertato è di circa 4,2 milioni di euro, ed è addebitato alla Dossier società cooperativa giornalistica, per l’illecita percezione di contributi pubblici a sostegno dell’attività editoriale.

Il provvedimento arriva al termine di articolate indagini condotte dalle Fiamme Gialle nei confronti della società cooperativa (beneficiaria di ingenti contributi di scopo), e coordinate dai pubblici ministeri della territoriale Procura contabile. È stato infatti accertato che la Dossier avrebbe più volte cambiato sede legale (da Caserta a Grottaglie) e denominazione di testata giornalistica (da Taranto sera a Taranto buonasera), producendo falsa documentazione attestante un assetto societario diverso da quello reale, inducendo così la presidenza del Consiglio – Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria di Roma, ad erogare indebitamente, per gli anni dal 2008 al 2012, contributi pubblici per circa 4,2 milioni di euro.

Dalle indagini dei finanzieri, sarebbe emerso che i giornalisti, avvicendatisi nella compagine associativa del periodo, avrebbero negato di aver aderito alla cooperativa in qualità di soci, specificando che in realtà avrebbero svolto esclusivamente attività di lavoratori dipendenti come redattori, e che il rapporto associativo come componenti della cooperativa sarebbe stato imposto loro dietro minaccia di licenziamento.

All’esito delle attività, i tre amministratori Pasquale Piccirillo, Antonio Sollazzo (entrambi casertani) e Maria Caterina Bagnardi (di Grottaglie) furono denunciati per il reato di truffa aggravata funzionale al conseguimento di erogazioni pubbliche, per gli anni dal 2008 al 2011. L’intero fascicolo, trasmesso poi alla Corte dei conti campana, ha quindi portato al provvedimento di sequestro eseguito ieri.

Ma nel frattempo, le attività degli inquirenti tarantini sono proseguite, concentrandosi negli anni dal 2012 al 2018, durante i quali sarebbero state presentate altre richieste di contributi pubblici per l’editoria. Gli esiti delle nuove indagini, quindi, sono state inviate dai finanzieri alla Procura regionale pugliese della Corte dei conti, ipotizzando violazioni di natura erariale. Toccherà ora ai magistrati contabile valutare se concludere il procedimento con una richiesta di deduzioni o procedere a un nuovo sequestro conservativo di beni a carico degli amministratori, visto che la società è da tempo in liquidazione.

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