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Taranto, il Golfo è una “culla” dei delfini: avvistati due cuccioli di grampo

Due cuccioli di delfini grampo appena nati sono stati avvistati, nelle ultime settimane, nel Golfo di Taranto mentre nuotavano insieme alle loro mamme. Si tratta solo dell’ultimo di una serie di avvistamenti che confermano come lo specchio d’acqua della città ionica sia una «culla dei cetacei».

Ad affermarlo sono i ricercatori della Jonian Dolphin Conservation (Jdc): nel Golfo non ci sono solo le colonie stanziali dei delfini più comuni, come la stenella striata e il tursiope, ma anche i grampi, delfinidi caratterizzati dall’assenza del muso.

Nei cetacei sono le madri a prendersi cura dei cuccioli, uno per volta generalmente, allattandoli e insegnandogli a nuotare e cacciare per tre o quattro anni.

Ogni giorno i due catamarani della Jdc escono in mare con a bordo i soci dell’associazione coinvolgendoli nelle attività di citizen science che, tra l’altro, prevedono proprio l’osservazione dei cetacei incontrati, raccogliendo così dati fondamentali per la loro tutela e la loro “identificazione”.

«Grazie a un algoritmo messo a punto dallo Stiima-Cnr di Bari – precisa Francesca Santacesaria dell’Università di Bari, responsabile attività di ricerca della Jdc – riusciamo a riconoscere i cetacei perché sui loro corpi, e più in particolare sulla pinna dorsale o caudale, presentano dei segni caratteristici, dei marker naturali come cicatrici o tacche sui margini, che rappresentano delle vere e proprie impronte digitali: a ogni animale è assegnato dalla Jdc un nome che permette di identificarlo in futuro».

I ricercatori della Jdc «hanno osservato, oltre ad alcuni cuccioli new born, anche – conclude l’associazione – il ritorno nel Golfo di Taranto, dopo cinque anni di assenza, di tre grampi il cui primo avvistamento avvenne nel 2013, e di due giovani grampi maschi individuati per la prima volta nel 2018, quando, appena nati, nuotavano al fianco delle loro mamme. Il monitoraggio dei grampi è particolarmente importante perché si tratta di una specie che nel mar Mediterraneo è stata classificata dalla Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) a rischio d’estinzione».

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