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Taranto, l’annuncio del sindaco Melucci: «Nel 2030 si spengono gli altoforni dell’ex Ilva»

«Dopo che per anni siamo stati considerati dei pazzi, ora anche i commissari del governo si sono convinti, nel 2030 spegneranno altoforni ed area a caldo dell’ex Ilva». È il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ad annunciarlo nel corso dell’inaugurazione della facoltà di Farmacia a Taranto (ne parliamo a pag 4), dopo un incontro riservato avuto l’altro giorno con Giancarlo Quaranta, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli, i commissari di Acciaierie d’Italia, la società mista, pubblico-privata che gestisce il siderurgico, dichiarata decotta e posta in amministrazione straordinaria.

L’agenda europea 2030

Una data non indifferente, quella del 2030, che coincide con la fine delle quote gratuite di emissioni per le imprese. Motivo per cui già da tempo al ministero delle Imprese si è pensato di non ristrutturare l’altoforno numero 5, il più grande d’Europa. E nel 2030 dovrebbe arrivare a conclusione del suo ciclo anche il numero 4, l’unico rimasto attualmente in funzione, anche se i manager del siderurgico ora promettono di riaccenderne un altro nel prossimo autunno. Il il primo cittadino di Taranto ha quindi confermato che nel 2030 si dovrà procedere alla completa decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico.

Gli aspetti sanitari in città

«Nel 2030 gireranno la chiave per spegnere l’area a caldo, si punterà ad un nuovo modello economico che privilegerà gli investimenti sulla tecnologia e sulla ricerca e su scelte come quella della filiera biomedica. Nel 2030 dovremo farci trovare pronti per spiegare a Bruxelles come andremo avanti grazie alle nuove alternative di sviluppo, alla nuova classe dirigente, ai nuovi professionisti che avremo creato. Per questo avremo anche bisogno di specialisti della filiera biomedica che dovranno accompagnare questa comunità sul percorso di normalizzazione costituzionale della nostra vita. L’epoca dei piagnistei è finita. Dobbiamo scrollarci di dosso la negatività che finora ci ha accompagnato». Sul siderurgico, intanto, incombono non poche incertezze.

Lo stato della fabbrica

La situazione attuale, di cassa e degli impianti, è disastrosa. C’è grande bisogno di ingenti iniezioni di capitale, oggi in aula alla Camera sbarcherà il decreto Agricoltura che stabilisce un prestito ponte da 150 milioni per tenere a galla un altro po’ il gruppo ma il governo è alla ricerca di soci privati, grandi gruppi mondiali, per il futuro dello stabilimento. Le norme europee sulle emissioni, l’uso di preridotto nei forni elettrici, che dovrebbero sostituire gli attuali a conbustibile e l’alimentazione ad idrogeno sembrano poco incoraggianti. I macchinari necessitano di manutenzione e buona parte della forza lavoro è di nuovo a rischio cassa integrazione. Solo a Taranto sono 4400 gli addetti che l’azienda vuol mandare a casa a zero ore. Dalla Regione, intanto, arrivano nuovi sostegni ai cassintegrati ex Ilva attraverso formazione e sostegno al reddito.

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