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sabato 27 Luglio 2024
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Operata alle anche 14enne affetta da osteonecrosi

Rischiava di restare su una sedia a rotelle – per tutta la vita – a causa di una osteonecrosi alle anche scaturita a seguito di una lunga chemioterapia resasi necessaria per salvarla da una grave forma di leucemia scoperta per caso. A Bari, una 14enne di origine marocchina, ha trovato una grande famiglia di medici e infermieri che si sono presi cura di lei facendola dapprima guarire dalla leucemia, ora in remissione, e poi restituendole la possibilità di tornare a camminare e quindi di avere una vita normale come tanti coetanei adolescenti.

Tutto è iniziato all’incirca 18 mesi fa quando durante una vacanza su una nave da crociera, la ragazzina è caduta. Trasportata d’urgenza a Bari ha scoperto, a seguito di esami, di essere affetta da leucemia. Immediatamente è stato avviato il percorso per curare il tumore del sangue che l’ha costretta, insieme con un familiare, a dover restare nella nostra città per potersi sottoporre alle cure chemioterapiche. Assistita prima dall’equipe nell’unità operativa di Oncoematologia pediatrica e poi da quella clinica Ortopedica del Policlinico di Bari, ed il sostegno dell’associazione Apleti, ha potuto far ritorno a casa.

La terapia contro il cancro ha limitato l’afflusso di sangue alla testa di entrambi i femori causandole una necrosi ossea e obbligandola ad utilizzare la sedia a rotelle. L’unica soluzione per farla tornare a camminare era di sottoporla ad doppio intervento di protesi d’anca. L’operazione, eseguita al Policlinico nella Clinica Ortopedica diretta dal professor Biagio Moretti, le ha consentito di rimettersi letteralmente in piedi al punto da poter tornare in Marocco, dopo un anno e mezzo lontano da casa.
Durante la degenza al Policlinico la giovanissima paziente – che da grande sogna di fare il medico – è stata seguita anche nel suo percorso scolastico e ha imparato a parlare l’italiano con lezioni mirate. Il doppio inserimento – per entrambe le gambe – della testa del femore artificiale le consente l’articolazione nell’acetabolo dell’osso iliaco è stato eseguito con successo. Solitamente realizzato in pazienti con età adulta a seguito di patologie degenerative o post-traumatiche dell’articolazione,

questa operazione chirurgica costituisce una rarità quando eseguita in età adolescenziale. Le teste femorali erano compromesse in maniera irreversibile tanto da costringere la ragazzina all’uso della sedie a rotelle.
«Abbiamo programmato l’intervento, in stretto accordo con i colleghi della Oncoematologia Pediatrica diretta dal dottor Nicola Santoro, che personalmente ringrazio – ha affermato il professor Biagio Moretti – e ciò dimostra l’importanza della multidisciplinarietà nel trattamento di queste patologie complesse. La paziente, a pochi giorni dall’intervento, cammina autonomamente e presto potrà tornare a casa dopo un periodo di riabilitazione».
Pochissimi i casi della letteratura scientifica internazionale di artoprotesi di anca impiantate in adolescenti sotto i 17 anni, ma i medici baresi hanno voluto impegnarsi a restituire serenità e salute a chi si era ritrovata a dover affrontare una doppia grave patologia che rischiava di comprometterle la vita per sempre. «Abbiamo prestato, ancor di più del solito, la massima attenzione anche ai minimi dettagli – ha spiegato il professor Giuseppe Solarino – utilizzando la via d’accesso ed i materiali più consoni al caso specifico, per una rapida ripresa funzionale e garantire una protesi con durata più lunga possibile negli anni. In tal senso, siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto, pur nella consapevolezza di dover garantire alla paziente un monitoraggio attento e costante a lungo termine durante la sua vita».
A gioire del successo dell’intervento insieme con la remissione della leucemia, c’è pure il papà della giovane: «Il destino ha voluto che venissimo in Italia – ha detto – eravamo di passaggio in crociera quando mia figlia è caduta e la storia è iniziata così. Prima la leucemia e dopo l’osteonecrosi. Questa esperienza ci ha permesso di conoscere il grande sostegno morale e umano di tutto il personale del Policlinico di Bari che con grande generosità e professionalità ha assistito nostra figlia che oggi è viva grazie a loro».

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