Home Attualità Crisi del lavoro: a Bari ci sono circa mille offerte in meno

Crisi del lavoro: a Bari ci sono circa mille offerte in meno

Cala ancora il numero dei posti di lavoro offerti dalle aziende dell’area di Bari e provincia per il trimestre dicembre-febbraio 2023. A confermarlo sono i dati dell’ultimo bollettino redatto da Anpal-Unioncamere e diffusi tramite il sistema informativo Excelsior. Nel mese di dicembre le entrate complessive sono state 7680, circa 1100 in meno rispetto alle 8790 del mese precedente.
Resta bassa anche la percentuale di contratti stabili (a tempo indeterminato o di apprendistato) pari al 28%, mentre nel 72% dei casi questi saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Il settore dove si concentreranno le entrate maggiori, il 76% del totale, è quello dei servizi, per il quale sono attesi circa 5800 nuovi lavoratori nel trimestre dicembre-febbraio 2023. Anche i profili maggiormente ricercati dalle imprese, di conseguenza, apparterranno al settore del commercio e dei servizi (32%), mentre solo il 20% degli ingressi è destinato a dirigenti, specialisti e tecnici (in linea con la media nazionale).


«Il periodo considerato, quello invernale, è un fattore determinante per interpretare i dati del bollettino – spiega Giuseppe Boccuzzi segretario della Cisl Bari-Bat – nel senso che durante il periodo estivo, dove la domanda di turismo è elevata, è chiaro che le previsioni delle assunzioni nel settore dei servizi siano più alte rispetto all’inverno dove, nella nostra città, il fenomeno della destagionalizzazione non è ancora totalmente efficiente. Inoltre, le previsioni di assunzioni per quasi il 70% sono sempre a tempo determinato».

Un problema di qualità del lavoro più che di quantità, che in questo periodo di inflazione e calo del potere di acquisto dei consumatori non permette di tracciare un quadro positivo delle tendenze del mercato. «In questo frangente storico, dove l’inflazione gira a due cifre, il potere di acquisto dei lavoratori e dei pensionati è limitato, le retribuzioni non riescono a stare al passo con gli aumenti e il caro energia morde sulle tasche delle famiglie – spiega ancora Boccuzzi – molte aziende si tratterranno dall’assumere manodopera stabile».


Ma a concorrere alla pessima performance del mercato del lavoro di Bari e provincia ci sono anche degli elementi di criticità strutturale. «Per creare posti di lavoro stabili occorre che si crei del fermento economico reale nella nostra provincia. Questo accadrà solo se si concretizzeranno tutti gli investimenti del Pnrr e delle opere pubbliche in città – continua Boccuzzi – opere di sviluppo infrastrutturale che nel tempo potrebbero attirare sempre più investimenti. Per il momento restiamo invece sotto lo scacco degli effetti congiunturali e il mercato del lavoro di Bari soffre delle fluttuazioni delle grandi variabili macroeconomiche: inflazione e consumi stagnanti e le variabili esogene come la guerra e il rincaro dell’energia».

Ultimo punto problematico messo in evidenza tanto dal bollettino Excelsior che dal segretario della Cisl Bari-Bat è quello della mancata convergenza tra domanda e offerta di lavoro. Il 40% delle imprese ha infatto dichiarato di non trovare figure professionali adatte sul territorio. «Questa percentuale negli anni è salita invece che diminuire – concude Giuseppe Boccuzzi – nonostante tutti gli investimenti sulle politiche attive del lavoro. Questo secondo noi è l’elemento principale da aggredire, perché si rischia di arrivare al paradosso per il quale ci troveremo con imprese senza lavoratori, e questo rischia di allontanare gli investitori».

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