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mercoledì 15 Maggio 2024
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Addio alle banche fisiche, resistono Bat e Brindisi

Poter accedere ad uno sportello bancario è un lusso in alcune parti del Paese. Trovarne uno è più agevole a Barletta che a Milano o Roma. Sono i tempi che cambiano con i servizi finanziari erogati sempre più online e senza contatto fisico. È anche però un grande disagio per chi è più in là con gli anni e non è particolarmente a suo agio con la tecnologia. Dall’inizio dell’anno sono circa 600 le filiari bancarie chiuse. È quanto emerge da uno studio realizzato dalla First Cisl che ha “mappato” gli sportelli su tutto il territorio nazionale, suddividendoli per comuni. Si evince, dunque, che più sono grandi le città e meno sono le sedi fisiche degli istituti bancari. L’Osservatorio Fiba della Cisl, in particolare, ha elaborato un indicatore (Ipd, Indicatore di desertificazione provinciale) che assegna ad ogni provincia italiana un punteggio sulla base della percentuale, calcolata sui rispettivi totali, del numero di comuni senza sportello o con uno sportello, della popolazione residente, delle imprese con sede legale in detti comuni e della relativa superficie. Si scopre così che nella Bat e a Brindisi, oltre che a Grosseto e Pisa, Ravenna e Reggio Emilia e Ragusa, si conta l’assistenza più ramificata in Italia tramite sportello. Poco sotto in graduatoria c’è Bari. Se la Puglia è servita abbastanza bene, seppure a macchia di leopardo, non si può dire lo stesso di Calabria e Molise, le cui province si collocano agli ultimi posti in funzione di questo particolare indice. Con la chiusura degli sportelli bancari, aumenta di conseguenza – spiega First – il numero delle persone (+270 mila, oltre 4,2 milioni in totale) e delle imprese (+17mila, 249 mila in totale) che non hanno accesso ai servizi bancari nel comune di residenza. Confrontando i numeri con quelli relativi alla fine del 2022, emerge dal dossier che nel primo semestre del 2023 la desertificazione è avanzata più velocemente nelle Marche (-5%), in Lombardia (-3,9%), Sicilia (-3,6%), Lazio (-2,9%), Umbria e Veneto (-2,6%). «I dati mostrano che la desertificazione bancaria ha colpito le province italiane in modo molto difforme – commenta il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – All’interno delle stesse regioni si registrano differenze marcate, mentre le grandi città, contrariamente alle attese, restano tutte fuori dalle prime posizioni. Inoltre alcune province del Sud, nonostante la fuga delle grandi banche, mostrano una sorprendente resilienza e si installano al vertice della graduatoria. «In generale, le realtà che occupano i primi posti – continua Colombani – si contraddistinguono per il radicamento delle piccole banche, che con il rialzo dei tassi d’interesse vedono premiato il loro modello di business incentrato sulla territorialità e sull’erogazione del credito. È un’ulteriore conferma che la biodiversità bancaria non è un costo, ma una ricchezza, soprattutto in un contesto che vede le grandi banche continuare a chiudere filiali. Un ritmo insostenibile – conclude – che mette a rischio l’economia dei territori e la coesione sociale». Sempre più persone e imprese, dunque, non hanno accesso ai servizi bancari nel comune di appartenenza. Quelli privi di presenza bancaria ammontano a oltre 3200, il 41% del totale e continuano a salire toccando non solo le aree interne, montane o i piccoli centri. Il Sud, però, “resiste” più del Nord. «I dati mostrano – prosegue Colombini – che la desertificazione bancaria ha colpito le province italiane in modo molto difforme. All’interno delle stesse regioni si registrano differenze marcate, mentre le grandi città, contrariamente alle attese, restano tutte fuori dalle prime posizioni. In alcune province del Sud, nonostante la fuga delle grandi banche, mostrano una sorprendente resilienza e si installano al vertice della graduatoria». Il territorio nazionale completamente di servizi bancari, calcolato dalla Fibe, ha una estensione pari ai territori di Lombardia, Veneto e Piemonte. Un fenomeno che la First Cisl definisce senza mezzi termini al limite dell’allarme sociale. «La finalità dell’Osservatorio – spiegano dal sindacato – è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica sulle conseguenze che la desertificazione bancaria comporta per lo sviluppo del Paese».

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