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Chiusa al pubblico e bivacco della movida: la casa di Niccolò Piccinni a Bari è una vergogna

Bottiglie di birra, sacchetti di plastica, bottiglie d’acqua, resti di cibo. Questo il degrado in cui versa la casa del compositore Niccolò Piccinni, a Bari Vecchia, riaperta 25 anni fa per ospitare un museo permanente dedicato al compositore e progressivamente dimenticata, fino a essere chiusa al pubblico perché priva dei requisiti di accessibilità delle persone con disabilità.

Proprietario dell’immobile, che consta di tre piani, è il Comune di Bari che, nel 1998, ha riaperto la casa di Piccinni al pubblico dopo un lungo e faticoso restauro. Il progetto iniziale prevede l’affidamento, da parte di Palazzo di Città, di parte dell’immobile a privati, attraverso un apposito bando. Una convenzione fu firmata l’anno successivo con il Conservatorio, che all’interno dell’immobile fece confluire parte delle propria collezione e organizzò un centro di studi. Di quell’accordo se ne fece carta straccia, dando avvio all’inesorabile declino del luogo. All’interno ora si trovano solo cimeli impolverati, oltre a una mostra documentaria permanente dedicata alla memoria del compositore. Che, però, non può essere visitata da nessuno, dato che l’immobile è chiuso al pubblico. È infatti impossibile, per Palazzo di Città, garantirne l’apertura, perché l’edificio non rispettare la normativa sull’accessibilità. Il terratetto di vico Fiscardi rimane quindi chiuso per tutto l’anno, tranne il giorno del compleanno del noto compositore, il 16 gennaio.

Ad aggravare ulteriormente la condanna all’oblio della casa di Piccinni, i rifiuti abbandonati ogni sera da quanti frequentano la zona. I resti della movida sporcacciona circondano la casa di Piccinni. Ci sono sedie, tavolini malconci, tovaglie, bottiglie d’acqua e di birra. Un tappeto di rifiuti conduce all’ingresso dell’abitazione, con decine di turisti che si fermano sbigottiti davanti alla porta lignea su cui campeggia la targa dorata: “Casa Piccinni”. Parte di questa sporcizia si deve alla presenza di un’attività che vende sgagliozze, tipico prodotto locale. E così, ogni mattina la zona antistante l’edificio riacquista il suo splendore grazie agli operatori di Amiu, ma permangono le criticità igienico-sanitarie, esposte dal consigliere comunale Italo Carelli all’assessora alla Cultura Ines Pierucci, nel corso dell’ultimo question time. «Piuttosto che fare arrivare i turisti in quel punto e poi farli tornare indietro – è stata la proposta di Carelli – conviene togliere la targa e rimetterla quando l’immobile potrà essere utilizzato con continuità».

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