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Assemblea del cda della Banca popolare di Bari, gli azionisti protestano: «Noi esclusi per paura»

È in programma per oggi l’assemblea dei soci della Banca popolare di Bari, nella sede principale dell’istituto per deliberare su alcune questioni, fra le quali il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2022.

All’ordine del giorno c’è anche la nomina del nuovo cda ma l’assemblea potrebbe decidere di rinviare ad una successiva assemblea la decisione sul nuovo cda e collegio dei revisori «con conseguente proroga degli organi attualmente in carica». Tra gli altri punti ci sono l’approvazione del bilancio «corredato dalle relazioni del cda», le «politiche di remunerazione e incentivazione per l’esercizio 2023», la «determinazione del numero e la nomina dei componenti del cda e del presidente del cda», la «determinazione del compenso dei componenti del cda», la «nomina del presidente del collegio sindacale, dei sindaci effettivi e dei sindaci supplenti» e infine la «determinazione dei compensi dei componenti del collegio sindacale, compreso il presidente».

Gli azionisti della banca, che per questo stamane stanno protestando dinanzi alla sede dell’istituto di credito a Bari, possono intervenire ed esprimere il proprio diritto di voto «esclusivamente tramite il rappresentante designato» dalla stessa banca.

All’esterno della sede barese dell’istituto di credito, questa mattina, si sono riuniti un centinaio di azionisti che, in seguito al crac, hanno perso gran parte dei loro risparmi.

Striscioni, fumogeni rossi, fischietti e insulti urlati al megafono. Con loro, in strada, l’associazione Asso Bpb azionisti e il Comitato indipendente azionisti della Bpb, presiedute rispettivamente da Giuseppe Carrieri e Saverio D’Addario.

«I soci sono in strada e dentro, oltre al cda, c’è solo un rappresentante di Invitalia», spiega Carrieri. I motivi della protesta sono numerosi.

«Anche quest’anno la banca espone 45 milioni di euro di perdite, lo scorso anno erano 170 milioni – prosegue -. Per i soci si tratta di un danno enorme. Inoltre è in atto un rinnovo del cda rispetto al quale 70mila azionisti non sono stati né interpellati né ascoltati. Evidenziamo anche che dopo anni di attesa non abbiamo alcuna speranza di recuperare i soldi persi, oltre al silenzio assordante della classe dirigente barese e pugliese». Carrieri ricorda «che tantissima gente ha perso i propri risparmi perché da qualcuno sono stati investiti in modo sbagliato».

D’Addario prosegue evidenziando che «in tutte le democrazie le minoranze hanno il diritto di esprimersi. Noi qui non lo abbiamo».

Gli azionisti promettono di continuare la loro battaglia: «Porteremo la banca in tribunale – assicura Francesco Pellegrini -. Ci stiamo rivolgendo alla magistratura perché una sentenza del giudice rappresenta l’unico strumento per rientrare in possesso dei nostri soldi. Oggi siamo stati esclusi perché evidentemente la banca ha paura della nostra protesta».

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