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«Se devo usare il potere lo uso»: giudici, regali e legami politici nell’indagine su Piero Errede

«Tu ti riprendi la mia auto, però mi devi dare la cifra a cui io te l’ho pagata, come dicesti. Io fino a un certo punto, io mi rompo i coglioni, eh…. Io non ti devo stare a rincorrere dietro, io in genere non vado a rincorrere dietro la gente, io la gente la mando a prendere e la portano davanti a me! Se devo cominciare a fare così pure con voi? Io lo faccio, non ho problemi, una parola devo dire! Non ti dimenticare quello che sono e quello che rappresento a Lecce, cioè voglio dire, non ci dobbiamo stare a prendere in giro, se devo usare il potere lo uso, male ma lo devo usare con voi, che devo fare?». Il potere, piuttosto lo strapotere, l’ex giudice fallimentare di Lecce, Piero Errede (da lunedì mattina agli arresti domiciliari) lo esercitava grazie alle coperture che nel tempo si era creato, ai legami con la politica e la magistratura stessa, una rete nella quale anche i professionisti, avvocati e commercialisti, sapevano tessere il loro filo.

Così, tra un grande vassoio di pesce, nel quale faceva da protagonista una cernia da 4 chili, recapitato a casa del presidente di sezione, Alessandro Silvestrini (anche lui indagato, ma non sottoposto a misura) da un faccendiere intermediario, maxifeste in spiaggia non pagate, uscite a cena e serate in casa, animate da magistrati e commercialisti (poi miracolosamente destinatari di grosse procedure fallimentari), si dispiegava la rete delle relazioni salentine. Quella intrecciata alla politica, che induceva Silvestrini a chiedere l’aiuto dell’amico commercialista Bellantone (anche lui ai domiciliari), in cambio di sponsorizzazione presso i membri laici del Consiglio superiore della magistratura per la nomina a presidente del tribunale di Lecce, per la quale era in corso un testa a testa con il collega Tanisi.

Il 24 maggio 2022, la microspia nel suo ufficio registrava gli accordi con Bellantone: «Sto andando a Roma con Roberto (ndr, senatore Roberto Marti)», «mi ha detto che insomma non ci sono problemi», e ancora «Per quanto riguarda Rocco Casalino noi andiamo, Simone (ndr, Acquaviva, amministratore di una società del gruppo Fersalento, le cui procedure sarebbero state gestite dall’associazione) lo chiama, se è a Roma inizia a parlare anche con lui». Poco prima di quell’incontro, Silvestrini ne aveva parlato con Errede che, dopo avergli sconsigliato Marti, «perché negli anni si è rivelato un bluff», lo indirizza piuttosto a Toti Di Mattina (parlamentare salentino della Lega, che non risulta in alcun modo coinvolto nell’indagine): «È l’altro grosso – gli spiega Errede – quello che finanzia diciamo la Lega in Puglia, nel Salento, per intenderci Punta della Suina, campeggio di Gallipoli, la Baia di Gallipoli, è quello che ospita tutti l’estate. Già dall’altra volta era a conoscenza della tua situazione».

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