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“Culla e tempesta”, l’ultimo album delle Faraualla: il male da guarire nel mare

Con Gabriella Schiavone, Loredana Savino, Maristella Schiavone e Teresa Vallarella, Pippo D’Ambrosio e Michele Marrulli

Possiamo rinascere dalla melma in cui ci siamo cacciati come Umanità, solo confidando sui bambini, prime vittime innocenti del degrado che abbiamo provocato, e semi di speranza di una conversione, che ora ci appare disperata.

È questo il messaggio che le Faraualla ci affidano con il loro ultimo album “Culla e Tempesta” (Zero Nove Nove), a dieci anni dal precedente “Ogni Male Fore”, in continuità, quindi, con la speranza di guarire, di liberare il mondo stesso dalle sofferenze che abbiamo provocato con il nostro agire irrispettoso della Natura.

Il mare da esplorare

“Culla e Tempesta” è il Mare, scrivono le Faraualla sul CD. Quel mare che esplorano nell’atteggiamento in cui si sono fatte fotografare da Carmela Lovero, in copertina. Loro stesse come Madri alla ricerca del male da guarire dentro, nella profondità di un Mare che è Madre della vita. Una esplorazione, che diventa sonora, musicale, con le loro voci, così come, metaforicamente, possano essersi affacciate, ai loro esordi, nella Grave murgiana gravinese, da cui hanno preso il nome del loro coro.

Voci armoniose, intense, comunicative, che sussurrano, a volte urlano, emozioni, sentimenti, passioni, aneliti ancestrali. Voci delicate e forti come solo una Madre sa essere. Voci che cercano la Vita, con la creatività contemporanea che si lascia contaminare dall’arcaico, dal vissuto, dalle radici popolari, di cui la Puglia è ricca. “Culla e Tempesta” è il mare che accoglie e che sa cullarti, ma è anche il mare che si ribella, che sa respingerti, o travolgerti nei flutti, inesorabilmente. Ad ognuno resta la capacità intellettiva di comprendere, di regolarsi nell’agire, di riscoprire il senso responsabile dell’essere figli di questa Natura, che è pronta a disconoscerci, perché “l’abbiamo fatta grossa”.

La dedica al padre

“Culla e Tempesta” è uno dei brani del CD che Gabriella Schiavone, la principale autrice dei brani e degli arrangiamenti corali, ha dedicato al padre. Sonorità vocali che esprimono all’unisono delicatezza e potenza. Con Gabriella completano la formazione Loredana Savino, Maristella Schiavone e Teresa Vallarella. Alle percussioni un immarcescibile quanto elegante Pippo D’Ambrosio, insieme a un ricercatore instancabile delle sonorità popolari ed ancestrali quale è Michele Marrulli. Questa la incantevole formazione che ha iniziato il tour di lancio del CD. Sui social si possono apprezzare i primi brani, le prime clip, i primi contributi di un percorso nuovo e antico al tempo stesso, che cerca sbocchi suggestivi, proprio come la leggenda racconta della Grave di Faraualla, che accoglie in un vortice qualunque cosa, che poi venga ritrovata in mare, attraverso profondità sconosciute e misteriose.

Le ambasciatrici di Puglia

Invitate dall’Istituto Italiano di Cultura, le Faraualla si sono esibite recentemente all’ambasciata italiana di Città del Capo in Sud Africa, di qui la foto che le ritrae con Michele Marrulli, alla casa museo di Nelson Mandela. Ambasciatrici di Puglia, Loro, Mari, Terri e Gabri, girano il mondo da tempo con le loro autentiche ed originali sonorità vocali. Il gruppo, nato nel 1995, si è dedicato, con amore, alla ricerca sull’uso della voce come strumento. Il risultato è una polifonia bella, amabile, affascinante, attraente, incantevole, come ad esempio si può particolarmente apprezzare nell’Inno alla Desolata (Canosa di Puglia), di Domenico Iannuzzi e Vitaliano Iannuzzi, con arrangiamento di Gabriella Schiavone.

L’album della maturità

Sono 14 i brani in cui si ritrova la musicalità che hanno espresso finora, arricchita dalla consapevolezza della espressività vocale, dai sentimenti che le voci comunicano, dal loro vissuto, dalle suggestioni di momenti amati, condivisi. 14 brani con testi in italiano, in dialetto, in inglese o semplicemente con la magia di sillabe sonore onomatopeiche, sulla via permanente della sperimentazione, a cui ci hanno gradevolmente abituato.

La voce di Sonia Bergamasco, nella traccia 11, ci immerge nella poesia di Charles Baudelaire, da I Fiori del Male, ben oltre i limiti delle nostre miserie, per dare voce a ciò che resta silente, ma è presente, autenticamente, ispiratamente. Occorre una liberazione del nostro essere, ed ecco che “Bella Ciao” dirompe, oltre schemi e semplificazioni sterili.

L’Umanità ha urgenza di un cambiamento. Il Mondo lo chiede, improcrastinabile. Lo pretende. Altrimenti non avremo scampo come genere umano. Grazie Faraualla, per aver voluto dedicare “alle anime fragili, alle più pure. Ai bambini e alla Natura”, questo album che ci riporta al piacere di ascoltare in meditazione le vostre splendide sonorità vocali, immersi nella Culla e nella Tempesta.

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