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Storia del piccolo teatro cittadino di Noicattaro

Ha raggiunto la ribalta mediatica nazionale, e non solo, per essere stato set cinematografico del Pinocchio di Matteo Garrone ma il piccolo teatro cittadino di Noicattaro ha una storia che affonda le sue radici agli albori dell’Unità d’Italia. E’ quello che racconta lo storico e docente Vito Didonna nella sua ultima fatica letteraria, dal titolo “Noicattaro, il teatro cittadino. Storia e documenti”, con il quale ricostruisce la vita di un luogo di cultura fortemente voluto dai nojani già nel 1863, ma la cui realizzazione terminò solo sei anni dopo. Un vecchio frantoio dei Duchi di Carafa venne individuato dal consiglio comunale di allora come sede ideale, nel centro del paese, per realizzare finalmente il teatro che mancava alla città.

Il professor Vito Didonna, nelle pagine del suo libro edito dall’Università per la Terza Età di Noicattaro, racconta anche la genesi del teatro: «Il progetto originario dell’architetto Francesco Paolo Nitti lo aveva concepito interamente in legno. Funzionò fino al 1950 come politeama, poi venne chiuso perché in città nacque il Cinema Adriatico».
Negli anni la sede del teatro ha avuto anche altre destinazioni d’uso, dal 1950 in poi divenne persino una sorta di grande ripostiglio comunale, fino ad essere addirittura murato in quanto ormai un problema di ordine sanitario. Ci vorrà il nuovo millennio, agli inizi del 2005, per tornare a parlare in città del recupero del teatro ma solo nel 2010 verranno poste le basi per farlo davvero. Il Fondo Ambiente Italiano donò un progetto redatto dall’architetto Sylos Labini che prevedeva il recupero della struttura, definita all’italiana per la sua caratteristica forma a ferro di cavallo. Ma fu un anno dopo, nel 2011, che grazie al finanziamento del Mibact, con il ministro Dario Franceschini, fu possibile avviare il restauro.
«Nel corso dei lavori è stato necessario anche apportare ulteriori modifiche – conclude Didonna – per via del ritrovamento di una cisterna interna e della scoperta di affreschi risalenti al ventennio fascista, ma nel 2019 il teatro è tornato fruibile al pubblico. E’ il fiore all’occhiello di Noicattaro e spero torni ad essere davvero un teatro». Maria Zaccaro, presidente dell’Università per la Terza Età di Noicattaro, sottolinea le ragioni alla base della scelta di pubblicare libri sulla storia locale: «Solo negli ultimi anni sono cinque, dal teatro alle chiese alle edicole votive. Il nostro compito è conservare e tramandare la storia e le tradizioni a chi verrà dopo».

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