Home Diritto & Economia Inflazione, deve diminuire la domanda ma anche il cuneo fiscale

Inflazione, deve diminuire la domanda ma anche il cuneo fiscale

L’inflazione indica una crescita generalizzata e continuativa dei prezzi nel tempo. Il livello dei prezzi condiziona il potere di acquisto delle famiglie e quindi l’andamento generale dell’economia. Un’inflazione alta impone notevoli difficoltà, soprattutto per coloro che sono meno in grado di affrontare i costi più alti di beni essenziali come gli alimentari, energia, gas e carburanti.

È evidente come l’evoluzione dei prezzi dell’energia sia oggi l’elemento dominante e determinante nel creare la dinamica dell’aumento dell’inflazione. L’accrescimento abnorme del peso dei prezzi di energia elettrica, gas, carburanti, ha portato adesso a cascata l’aumento dei prezzi dei beni industriali ed alimentari. Per produrre, conservare, o anche solo trasportare i suddetti beni ci vuole infatti energia.

Nell’ultimo mese di rilevazione Istat (aprile 2022), il contributo dei prezzi di carburante ed elettricità rappresentava il 60% della variazione del livello generale dei prezzi.

Le risposte dovranno essere di quattro tipi e dovranno operare congiuntamente.

La risposta della Bce con la politica monetaria, che prevede a breve un rialzo dei tassi di interesse perché cosi costa di più prendere a prestito denaro e quindi, secondo le regole economiche classiche, la domanda diminuisce e pertanto i prezzi si abbassano.

La risposta dello Stato italiano con una politica fiscale espansiva e che punti a riforme strutturali in grado di ridare forza a imprese e famiglie: oggettivamente il Governo sta facendo tanto e bene su questo fronte, non ci siamo accorti che senza molti interventi del Governo saremmo già in recessione. Tuttavia, manca il tassello più importante che speriamo arrivi presto: il taglio del cuneo fiscale, ossia la diminuzione dei costi delle tasse sul lavoro, che porta più soldi in tasca al lavoratore e meno costi per l’impresa che ha assunto il dipendente. Considerando l’odierna scarsità di risorse finanziarie occorre iniziare a farlo sugli stipendi medio-bassi ovviamente.

La risposta dei consumatori che, da un lato, dovrebbero assumere condotte virtuose per diminuire la domanda del bene che in questo momento sta da solo generando inflazione (ossia l’energia nelle sue tre componenti di energia elettrica, gas e carburanti). Dall’altro, servirebbe orientare i propri consumi verso i prodotti e servizi offerti dal mercato interno per sostenere la produzione delle nostre aziende, cosi come anche i risparmi (per chi li ha) andrebbero orientati – ad esempio – verso Btp o obbligazioni di aziende “campioni” nazionali (invece che – ad esempio – su Fondi comuni che spesso investono all’estero con costi di commissione e perdite peraltro rilevanti).

La risposta delle imprese che dovrebbe esser quella di continuare a fare la propria parte nell’assorbire l’aumento dei costi di produzione, senza scaricarla al 100% sui consumatori finali e di mantenere attivo il saldo della bilancia commerciale con l’estero, grazia alla consueta capacità delle aziende italiane di innovare processi e prodotti, garantendo grande qualità.

Abbiamo dei punti di forza enormi dai quali ripartire con fiducia, anche se non ce ne accorgiamo. A livello macroeconomico cito ad esempio il forte risparmio privato, le esportazioni che superano di gran lunga le importazioni, la manifattura italiana che con Industria 4.0 è diventata una delle più competitive al mondo, centri di ricerca scientifica all’avanguardia capaci di dare futuro ai nostri figli e alle nostre aziende.

Attraverseremo indenni anche questa ennesima burrasca, a patto di non far naufragare i più deboli, perché questo non solo ci farebbe perdere l’anima come nazione, ma avrebbe conseguenze devastanti anche a livello di costi economici.

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