Home Editoriali La prof che piace a Calderoli e Zaia deciderà sull’autonomia

La prof che piace a Calderoli e Zaia deciderà sull’autonomia

Il governo e la maggioranza di centrodestra stanno forzando la mano su varie questioni. È di questi giorni il tentativo di blitz, fallito, di eleggere, in Parlamento, un giudice della Corte Costituzionale da parte della sola maggioranza.

In Italia il meccanismo prevede in questi casi, invece, una larga condivisione, in maniera tale che persone che entrino a far parte di organismi così delicati per il funzionamento del Paese non vadano avanti a colpi della sola maggioranza di quel momento, ma siano in qualche modo accettati/accettabili da parte di tutti, maggioranza e opposizione.

La Consulta, infatti, è organo neutrale e super partes, e non può essere piegato a voleri di una parte politica. Un’altra situazione che richiede attenzione, in quanto anche in questo caso il governo sta forzando la mano, è quella della gestione e della composizione di commissioni e comitati “tecnici” che operano per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Nel 2016 fu istituita una importante e potente Commissione tecnica per i fabbisogni standard (Ctfs), che opera all’interno del Mef, e che è chiamata a tradurre in valore monetario i fabbisogni relativi ai servizi garantiti da Regioni, Province, Comuni, compresi i conteggi sui Lep.

Nel 2023 la presidente del Consiglio, su indicazione del ministro leghista Giorgetti ha nominato presidente di questa Commissione Elena D’Orlando, ordinaria di Istituzioni di diritto pubblico, direttrice del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Udine, presidente della Commissione paritetica per l’attuazione dello statuto del Friuli-Venezia Giulia, già consulente della Regione Veneto per conto del presidente (anch’egli leghista) Zaia sulle questioni di autonomia differenziata, anzi, precisamente componente la delegazione della Regione Veneto che ha trattato con il Governo. Ancora, D’Orlando fa parte del Comitato per i Lep (Clep), istituito da Calderoli con la presidenza di Sabino Cassese; e ancora, fa parte del sottocomitato 12 nominato da Cassese per definire i principi su cui basarsi per poi consentire alla Ctfs di fare i conti per i costi e fabbisogni standard.

In quella sede è emersa la proposta di legare il fabbisogno monetario dei Lep alla demografia e al costo della vita, con un ritorno di fatto al passato di 50 anni fa (le famigerate gabbie salariali), penalizzando le aree soggette a spopolamento e con minore sviluppo economico, quindi al Mezzogiorno. Al di là di quelle che possono essere le opinioni di chi scrive e di tanti autorevoli studiosi, da Massimo Villone ad Adriano Giannola e Gianfranco Viesti e tanti altri, che considerano l’obiettivo dell’autonomia differenziata fortemente voluto dalla Lega (e, di fatto, dalla maggioranza pro-tempore) una vera e propria oscena secessione dei ricchi, vale la pena evidenziare come, al di là dei tanti incarichi ricoperti da D’Orlando, il tentativo smaccato, di utilizzare come presidente (una figura di per sé di garanzia) di una commissione “neutra”, una studiosa certo valente ma fino a pochi mesi fa pubblicamente schierata a favore dell’autonomia, e poi farle discutere, come componente Clep e del sottocomitato 12, i criteri e i principi da fornire alla Ctfs, da lei stessa presieduta, per procedere quindi con fabbisogni e costi standard, sia davvero troppo.

Non si può essere al tempo stesso giocatore e arbitro; nella Ctfs non ci possono essere conflitti di interesse; se a Zaia e Calderoli, entrambi Lega Nord, parte e controparte, che “trattano” (già fa ridere così), aggiungiamo un arbitro che pende… dalla stessa parte, non ci siamo! Un atto di responsabilità richiederebbe a D’Orlando di lasciare la Commissione e la sua presidenza. La neonata associazione meridionalista 34-Testa al Sud sta chiedendo, come primo atto per il necessario rispetto immediatamente formale e poi sostanziale di una terzietà di organismi tecnici e neutri che siano di supporto alle decisioni politiche, le dimissioni dalla Ctfs di D’Orlando.

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