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Sarà stato il caldo

(foto di Luca Turi)

Sarà stato il caldo, sarà stata l’indolenza dei più, certo è che domenica scorsa la democrazia partecipata in Italia ha subito una battuta d’arresto. Per carità, questo calo alle urne si registra ormai da anni, eppure, quello di domenica, è stato l’ennesimo campanello d’allarme per una classe politica sempre più distante dai nostri bisogni.

Diciamolo: il tonfo della consultazione referendaria è epocale. Del resto, come pretendere attenzione di fronte ad una proposta così farraginosa e pure impostata male? Non tutti siamo degli azzeccagarbugli.

Il Popolo gode ad essere consultato su grandi decisioni, sul come e perché trasformare la Società (vedi il referendum sul Divorzio negli Anni Settanta ecc. ecc.), ma per tutte le altre questioni così “tecniche” paghiamo apposta qualcuno che lo faccia in Parlamento secondo i crismi ed il dettato costituzionale.

Altro che election day! Resta la delusione anche per il calo di elettori chiamati a scegliere il proprio sindaco: sempre meno. Una tale disaffezione per le cose prossime è indice di uno sfinimento e di una frustrazione sociale ormai giunta al limite.

La classe politica -tutta-, da una parte all’altra, deve darsi una mossa. Siamo stanchi delle solite scaramucce sul chi sono io ed il chi sei tu. C’è un paese che arranca. Allargare il campo (non solo il punto di vista), potrebbe essere una strada.

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