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Una figuraccia davanti a tutta Europa

Nel 2022, come attestano i dati diffusi dalla benemerita associazione Errorigiudiziari.com, in Italia si sono registrati (tra ingiuste detenzioni ed errori giudiziari penalmente accertati) poco meno di 600 casi. Si tratta di quelli per i quali è stata richiesto e ottenuto un indennizzo, che non è risarcimento del danno, perché consegue a un’attività investigativa e processuale che sarà stata anche manchevole nella conduzione, ma che era legittimo condurre, in presenza di un sospetto di reato e del principio costituzionale che impone all’accusa di iniziare obbligatoriamente, in questo caso, l’azione penale.

Decisamente numeri troppo alti, che ci espongono a valutazioni negative da parte dell’Europa, benché in diminuzione rispetto al 2021. E sì che non si può sommarvi (altrimenti sarebbero ben maggiori) alcuna azione avanzata dopo la semplice sottoposizione a un processo che non si sarebbe nemmeno dovuto intraprendere, per l’ansia che questo solo fatto abbia procurato a un imputato alla fine assolto con formula piena: in questo caso, infatti, legge e giurisprudenza prevedono che di danno indennizzabile non si possa neanche parlare, perché incappare in un giudizio e venirvi prosciolto dopo anni è tra gli incerti del mestiere di inquisito, mentre gli addetti ai lavori che abbiano sbagliato non pagano nulla.

Si diceva dell’Europa: da non molto la nostra formula di “presunzione di non colpevolezza” fino a sentenza definitiva è diventata una più stringente “presunzione di innocenza” e il Legislatore ha stabilito che la condotta processuale di un imputato infine assolto da ogni sospetto non deve influire sul diritto all’indennizzo per ingiusta detenzione. Prima proprio suoi silenzi e ambiguità avevano portato a negare ristoro al pugliese Raffaele Sollecito, uscito del tutto indenne da una vicenda giudiziaria sull’assassinio di una studentessa universitaria a Perugia, che fece molto scalpore.

La professionalità di tutti gli operatori che intervengono in vicende nelle quali si esprime il potere punitivo dello Stato deve perciò decisamente aumentare con una sempre più attenta formazione, tenendo anche presente che, in tempi di populismo penale, il clamore giornalistico e l’eccitata attenzione popolare possono aumentare a dismisura i margini di errore. Quando il guardasigilli Carlo Nordio è andato di recente a Napoli, per inaugurare col presidente Sergio Mattarella la sede della scuola meridionale delle magistratura in quella che è stata a lungo la sede del Tribunale, ha opportunamente auspicato che vi venisse ricollocata la colonna infame della Vicaria (simile a quella più famosa di Milano narrata da Alessandro Manzoni), oggi nel museo di San Martino, a monito contro una giustizia ingiusta: se nella vita errori si commettono inevitabilmente, quelli che colpiscono la libertà e la vita degli innocenti sono una posta troppo altra per non fare il massimo allo scopo di prevenirli.

Salvatore Prisco è avvocato e docente universitario

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