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Approvato il Ddl sul fine vita

Con 253 sì, 117 no e 1 astenuto la Camera ha approvato il disegno di legge sul fine vita. Adesso il testo passa al senato dove i numeri sono più precari.

«La facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita», è la frase di apertura della norma. L’iter della legge è stato, come accade quando sono in discussione questioni delicate, molto travagliato.
In particolare, la discussione ha visto spaccata la maggioranza di governo. Infatti, al voto favorevole del partito democratico e del movimento 5stelle ha fatto da controcanto il no del centrodestra che è ritornato compatto, tranne qualche “voto di coscienza” come quello di Renata Polverini e Elio Vito di Forza Italia che si sono schierati a favore della norma.
Gli articoli della legge rendono non più punibile il fine vita provocato dal paziente, che è cosa diversa dall’eutanasia visto che in quest’ultimo caso ad operare è il medico. Ovviamente, anche nel caso previsto dalla nuova legge, ci sono una serie di pesi e contrappesi per evitare abusi e usi indiscriminati. Innanzitutto, bisogna essere in presenza di una patologia definitiva e al rifiuto di cure palliative. Inoltre, la richiesta può essere avanzata da chi è sottoposto a terapie che se interrotte provocherebbero la morte del soggetto. La richiesta deve essere inoltrata al comitato di valutazione clinica, che dovrà dare il via libera, dal medico curante o dai sanitari che hanno in carico il paziente. Così come accade in tutti i procedimenti che intervengono su questioni rilevanti anche sotto il profilo etico, si pensi all’aborto, è prevista l’obiezione di coscienza per i medici e per il personale sanitario che non vogliono attivare il percorso, mentre gli ospedali pubblici sono tenuti a garantire il diritto.
La nuova norma, nonostante molte polemiche, soprattutto politiche, chiamano “eutanasia” si differisce da questa, e quindi anche dal recente referendum bocciato dalla Corte costituzionale dopo la raccolta di oltre un milione e duecentomila firme, perché non viene previsto il cosiddetto “omicidio del consenziente”, così come normato dall’articolo 579 del codice penale. Parola adesso a Palazzo Madama.

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