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Autonomia differenziata, il fronte del “no” al lavoro sul doppio quesito per il referendum

Il fronte del no all’Autonomia differenziata sta per mobilitare anche cinque Regioni che entro il mese dovrebbero formalizzare la richiesta di referendum contro la riforma: oggi la Campania, martedì l’Emilia Romagna e subito a seguire Sardegna, Puglia e Toscana. In attesa del voto campano, per aggirare l’ostacolo della possibile inammissibilità, insieme al quesito abrogativo tout court si sta consolidando l’ipotesi di un secondo quesito che andrebbe ad incidere in modo selettivo su alcuni contenuti della norma e sui Lep (i livelli essenziali di prestazione). Se la vulgata principale in ambienti Pd è che ci saranno due quesiti, l’abrogativo tout court e uno parziale, il M5s nella giornata di ieri ha chiesto ufficialmente che ne siano aggiunti altri tre. A questo, infatti, punterebbero gli emendamenti già depositati dal Movimento in Campania. La legge sull’Autonomia è collegata a quella di bilancio e quindi potrebbe rientrare nella casistica delle leggi per cui è precluso il ricorso al referendum abrogativo.

I dubbi del centrosinistra

A partire dal Partito democratico, tutte le forze politiche che hanno promosso la consultazione popolare per contrastare l’ Autonomia differenziata ne conoscono i possibili intoppi. E cercano di prevenirli. Tra i dem si è diffusa una certa sicurezza che in autunno ci sarà il via libera dalla Corte al quesito perché sarebbe poco probabile considerare la legge Calderoli una specie di legge di bilancio. Nel suo ultimo articolo, infatti, questa prevede espressamente di non comportare oneri economici per lo Stato.

Il parere negativo

In caso di parere negativo della Corte, per mettere in sicurezza l’iniziativa referendaria si sta pensando e attuando un piano B: un secondo quesito, appunto, che si concentri su questioni più specifiche. Il M5s, che esprime la governatrice della Sardegna, propone un accordo addirittura su 5 quesiti: quello originario più quattro parziali, per dare la possibilità ai cittadini, «ove mai il primo fosse dichiarato inammissibile, di esprimere la loro netta contrarietà a tutti i punti significativi dello Spacca Italia», spiega il coordinatore del comitato politico-istituzionale del Movimento Alfonso Colucci. A tal fine i consiglieri campani pentastellati hanno già depositato gli emendamenti del caso ed entro oggi si dovrà giungere a una sintesi. Quanto al secondo grande scoglio del quorum, la partita è aperta. Le opposizioni sono chiamate ad una grande mobilitazione pena, come continua a pronosticare il leader di Azione Carlo Calenda, il fallimento e il doppio regalo a Giorgia Meloni. Come fare? In primis, tenendo alta la bandiera contro “lo Spacca Italia” in tutte le occasioni politiche e non. In secondo luogo, puntare sul Nord. Se il Sud è, infatti, considerato dai promotori del referendum terreno già fertile, l’intenzione ora sarebbe di concentrarsi in particolare sulle aree settentrionali.

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