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Hollywood, stop alle armi vere sui set: la decisione a due anni dalla morte di Halyna Hutchins

Armi da fuoco vere sui set cinematografici? Da Hollywood arriva lo stop. Sembra che a due anni dalla morte di Halyna Hutchins, direttrice della fotografia uccisa da un proiettile durante le riprese di un film western, le cose stiano per cambiare. Dagli Stati Uniti è finalmente arrivato un segnale positivo: le armi vere saranno vietate per far spazio a pistole giocattolo o ad aria compressa.
A Hollywood, infatti, per le riprese di un film è possibile adottare armi da fuoco o munizioni vere (per ragioni di realismo) piuttosto che affidarsi a computer grafica e post produzione. Questo, purché sia presente un armiere qualificato e in possesso di una licenza. Ma fino ad ora ciò non è bastato a evitare incidenti e tragiche morti tra i lavoratori del settore. L’ultimo episodio risale all’ottobre del 2021 quando, sul set di “Rust”, Alec Baldwin (ignaro che la pistola fosse stata caricata con proiettili veri) ha sparato uccidendo la giovane Halyna e ferendo il regista Joel Souza.

Alla storia è passata anche la morte di Brandon Lee, avvenuta nel 1993 durante le riprese de “Il Corvo“. Il figlio 28enne del mito delle arti marziali Bruce Lee fu accidentalmente colpito allo stomaco da una pistola che avrebbe dovuto sparare a salve ma che conteneva ancora un vero proiettile. Nel 1984 invece, sul set della serie tv “Cover Up“, mimando il gioco della roulette russa l’attore Jon-Erik Hexum si sparò alla tempia con una 44 Magnum durante una pausa dalle riprese. Sebbene l’arma fosse caricata a salve, il colpo gli fratturò il cranio causandone la morte.

La prima vittima di cui si ha notizia risale invece al 1915, e si tratta di una comparsa del film muto “The Captive” di Cecil B. DeMille. Durante una ripresa in cui i soldati dovevano sfondare una porta, le comparse spararono usando munizioni vere per dare più realismo alla sequenza. Il regista ordinò poi di ricaricare con cartucce a salve per girare la scena seguente, ma una di loro lasciò inavvertitamente un vero proiettile nel suo fucile e, al momento dello sparo, colpì alla testa un’altra comparsa uccidendola. Nello stesso anno, sul set de “La fanciulla del West“, l’attore House Peters Sr. riportò gravi ustioni al viso e alle mani per l’esplosione di una pistola di scena al momento dello sparo.

Sul set di “Die Hard” (1988), invece, Bruce Willis perse quasi completamente l’udito dell’orecchio sinistro dopo aver sparato con una pistola a distanza ravvicinata e in uno spazio interno ristretto. Così come danni permanenti all’udito li subì anche Linda Hamilton durante le riprese di “Terminator 2: Il giorno del giudizio” (1991) dopo aver sparato all’interno di un ascensore senza usare i tappi di protezione per le orecchie.

Con il tempo però, sempre più produzioni hanno deciso di utilizzare armi finte. Come nel recente film di Sofia Coppola “Priscilla“, sul matrimonio tra Priscilla e Elvis Presley, e in “Napoleon” con Joaquin Phoenix, dove gli attori hanno usato innocui moschetti. In “The Killers Of The Flower Moon” di Martin Scorsese, al contrario, le pistole erano reali.

Nel 2022 invece, in risposta alla strage di Uvalde (Texas), dove un 18enne ha ucciso 19 bambini di una scuola elementare e due adulti, è scoppiato un dibattito sulle armi che ha diviso gli Stati Uniti. Una lettera aperta è stata firmata da 200 tra attori, registi e produttori di Hollywood, e diffusa dall’associazione anti-armi Brady campaign. Tra i firmatari anche Julianne Moore, Mark Ruffalo e la presidente della Lucasfilm Kathleeen Kennedy.

Nell’appello non si faceva riferimento alla volontà di rinunciare alle armi nel cinema, bensì si chiedeva a sceneggiatori, registi e produttori di prestare maggiore attenzione alla violenza con armi da fuoco mostrata sullo schermo e di promuovere la sicurezza nel maneggio delle armi. Che ora ci sia una vera svolta anche sul loro uso sui set?

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