Home Italia «Le mense diventino un servizio essenziale. Così si possono ridurre le disuguaglianze»

«Le mense diventino un servizio essenziale. Così si possono ridurre le disuguaglianze»

Il livello essenziale di prestazione che riguardi anche il servizio mensa, così come tutti gli altri servizi del servizio pubblico. È questa l’idea lanciata da Save The Children ieri a Roma, in occasione della presentazione del dossier sulla presenza del servizio mensa nelle scuole primarie italiane. «Il Pnrr prevede un investimento significativo per il potenziamento del tempo pieno, ma se non si crea una sinergia con le risorse statali, da solo non basta a colmare il ritardo del nostro Paese – ha affermato Antonella Inverno, responsabile Ricerca, Dati e Politiche di Save the Children.

Per questo chiediamo un investimento per garantire a tutti gli alunni della scuola primaria l’accesso al servizio mensa, uno strumento efficace per contrastare la povertà minorile, ancora in aumento quest’anno, e anche per combattere la dispersione scolastica, proprio attraverso l’estensione del tempo pieno. La refezione scolastica va riconosciuta per quello che è, un servizio pubblico essenziale, per il quale occorre stabilire uno specifico Lep. Un primo passo in questa direzione può essere l’istituzione di un Fondo di contrasto alla povertà alimentare a scuola», conclude Inverno.

Secondo un recente studio di Cittadinanzattiva offrire il servizio gratuitamente al 10 per cento degli alunni delle scuole primarie comporterebbe una spesa di bilancio a livello nazionale di circa 243 milioni di euro l’anno, di 486 milioni circa per il 20 per cento, 730 milioni circa per il 30 per cento, poco più 1,2 miliardi per la metà dei bambini, mentre fornire la mensa gratuita a tutti gli alunni delle primarie avrebbe un costo di circa 2,4 miliardi. La proposta avanzata da Save the Children dovrebbe essere accolta in accordo con quanto previsto dal Piano di azione nazionale per l’attuazione della Garanzia Infanzia.

«Come primo passo – si legge nel dossier – istituire un “Fondo di contrasto alla povertà alimentare a scuola”, con una dotazione di 2 milioni di euro per il 2024, 2,5 milioni per il 2025 e 3 milioni a partire dal 2026, da destinare ai Comuni che utilizzano una quota di bilancio per consentire l’accesso alla mensa agli studenti della scuola primaria appartenenti a famiglie che, a causa di condizioni oggettive di impoverimento, non riescono a provvedere al pagamento delle rette; aumentare le risorse destinate al Fondo di solidarietà comunale di 45 milioni di euro per il 2024 (per garantire, tenuto conto dell’inflazione stimata, l’accesso gratuito all’1,7 per cento della popolazione scolastica delle scuole primarie), 107 milioni nel 2025 (accesso gratuito per il 4 per cento della popolazione scolastica delle scuole primarie), 219 milioni nel 2026 (accesso gratuito per l’8 per cento della popolazione scolastica delle scuole primarie) e progressivamente ogni anno fino a raggiungere la cifra di 1,48 miliardi nel 2030». Oltre questa dotazione economica, Save the Children suggerisce l’introduzione di soglie di esenzione, tariffe minime e massime uniformi su tutto il territorio nazionale da applicare a tutte le famiglie secondo il principio di contribuzione progressiva sulla base dell’Isee.

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