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Commissione ispettiva a Bari, il Comune al setaccio per 3 mesi: le elezioni rischiano di slittare

E adesso? Che cosa succederà a Bari dove, l’8 e 9 giugno, sono in programma le elezioni amministrative? Si apre adesso una nuova fase per Comune che, nei prossimi tre mesi, sarà passato al setaccio dalla Commissione d’accesso nominata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Quello che sta per iniziare è un “accertamento sul campo” per individuare possibili infiltrazioni mafiose nei gangli dell’amministrazione comunale: una procedura utilizzata in circa 300 casi di altrettanti Comuni in 30 anni, in gran parte di natura discrezionale, con la politica che assume un ruolo determinante sia nell’attivazione del procedimento che nelle scelte definitive.

Il percorso non ha tempi prestabiliti, potrebbe chiudersi in poche settimane o richiedere diversi mesi. In questo caso la tempistica sarà fortemente condizionata dalla scadenza elettorale di giugno e dalle elezioni che in questo quadro rischiano seriamente di saltare. Basterà la richiesta di un supplemento di approfondimento per rinviare le elezioni, probabilmente alla prossima tornata nel 2025: una “tegola” per il centrosinistra, costretto a restare alla finestra, e il sindaco uscente Antonio Decaro, “condannato” alla graticola nel bel mezzo della campagna elettorale per le europee. Sull’altro fronte, invece, il centrodestra potrebbe ottenere un grosso vantaggio per riorganizzarsi e provare a fermare l’impressionante serie di sconfitte inanellate da 20 anni a questa parte. Non a caso, nonostante il tavolo romano sia convocato in seduta permanente, i sovranisti non hanno ancora sciolto la riserva sul candidato sindaco di Bari. Forse qualcuno sapeva dell’imminente decreto per la commissione d’accesso che avrebbe allungato la partita ben oltre il 9 giugno? Chissà.

Certo è che i tre commissari inviati dal Viminale avranno ampi poteri ispettivi. Il loro compito in merito al possibile scioglimento del Consiglio comunale, ai sensi dell’articolo 143 del Testo unico sugli enti locali, è quello di scoprire l’esistenza di elementi «concreti, univoci e rilevanti» su collegamenti con la criminalità organizzata di tipo mafioso degli amministratori locali o sul loro condizionamento tale da determinare un’alterazione delle decisioni dell’amministrazione compromettendo il buon andamento o l’imparzialità. Una previsione più puntuale rispetto al passato, ma in ogni caso con molti margini di discrezionalità, priva di contraddittorio e caratterizzata da molti aspetti lacunosi alle risultanze degli approfondimenti. Per lo scioglimento dell’amministrazione non è necessario che siano stati commessi reati perseguibili penalmente oppure che vi siano misure di prevenzione, ma è sufficiente che emerga una possibile soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata. Gli indizi raccolti devono essere documentati, concordani ed indicativi dell’influenza del crimine organizzato sull’amministrazione in base alla valutazione della legittimità degli atti adottati dall’ente locale. E ciò a prescindere dalla prova dell’accertata volontà degli amministratori di assecondare le richieste della criminalità. L’attività di indagine può riguardare anche la condotta dell’apparato amministrativo (segretario comunale, dirigenti, dipendenti). Un atto di alta amministrazione, in pratica, che può spaziare in tutti gli ambiti di attività comunale con la possibilità di far emergere anche altro rispetto al caso Amtab e alla presunta compravendita di voti durante l’elezione del 2019.

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