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Comunali a Bari, parla Tatarella: «Un candidato civico? La destra non ripeta l’errore»

«Serve una classe dirigente vicina alle persone e al territorio, capace di “andare oltre” e di allargare la base di consenso. Le comunali a Bari? Nella città dove trent’anni fa è nata la destra di governo, il candidato sindaco di centrodestra non può non essere indicato da Fratelli d’Italia».

Fabrizio Tatarella, animatore della fondazione Tatarella, suggerisce la strada alla destra pugliese a quasi trent’anni esatti di distanza da quel 5 dicembre 1993, quando il padre Salvatore fu eletto sindaco di Cerignola e il Movimento sociale italiano espugnò quello che tutti consideravano il fortino comunista. Una data spartiacque per la destra che venerdì alle 18, nella sala consiliare di Cerignola, sarà ricordata, tra gli altri, dall’ex presidente della Camera e storico leader del Msi e An, Gianfranco Fini, dal Ministro Raffaele Fitto, dal sottosegretario Marcello Gemmato e dal viceministro Francesco Paolo Sisto.

Che ricordo ha del 1993 e perché è uno spartiacque?

«Ottobre 1993, Fini venne a Cerignola per annunciare a Salvatore Tatarella che sarebbe stato candidato alla Camera nel marzo del 1994. Mio padre rinunciò per fare il sindaco di Cerignola. Sentiva che quella vittoria poteva rappresentare una svolta per la destra. Il Msi, che in giugno aveva eletto i primi sindaci in Puglia come Vito Plotino ad Altamura, Luigi Di Gennaro a Corato, Ernesto Maggi a Mola, Antonello Trizza a San Vito dei Normanni, raggiunse il 30% dei consensi a Roma e Napoli, ma la vittoria di Cerignola, città di Di Vittorio, fu il segnale che qualcosa sarebbe cambiato. Fu in quel momento che Pinuccio comprese che bisognava andare oltre il Msi per costruire una destra conservatrice, moderna ed europea. Nel marzo del 1994, per la prima volta della storia, la destra politica andò al governo dell’Italia. Nel 1995, sotto la regia di Pinuccio Tatarella, la destra centrò il “triplete” con Salvatore Distaso alla Regione Puglia, Francesco Sorrentino alla Provincia di Bari e Simeone Di Cagno Abbrescia al Comune di Bari».

Decisivo fu Berlusconi…

«L’endorsement per Fini fu importante. La destra, però, non fu sdoganata da Berlusconi, ma dagli elettori che avevano scelto il Msi perché partito dalle mani pulite, il solo partito non coinvolto nello scandalo di Tangentopoli che travolse il pentapartito».

Oggi, però, la destra pugliese è ridotta ai minimi termini. Che cosa è successo?

«La destra ha certamente perso un punto di riferimento importante come Pinuccio Tatarella, ma i suoi insegnamenti sono incredibilmente sempre più attuali. Non a caso, se oggi abbiamo un presidente del Consiglio che viene da quella storia e diversi amici che sono al governo e in Parlamento è grazie a quella svolta».

Che cosa direbbe Tatarella di Fratelli d’Italia?

«Che serve una classe dirigente coesa, capace di tenere insieme diverse storie e sensibilità, come quelle di Raffaele Fitto e Marcello Gemmato, di “andare oltre” e di ampliare la base di consenso per costruire un centrodestra armonioso in grado di vincere e governare».

A Bari e Lecce chi sarà il candidato sindaco della destra?

«Dovranno essere persone in grado di dare un valore aggiunto. A Bari Filippo Melchiorre è il candidato naturale perché è di partito, è di Fratelli d’Italia, è di “strada” nel senso che è conosciuto da tutti e non è percepito come elitario, lontano dalla gente».

Quindi suggerisce un candidato politico?

«Fratelli d’Italia ha il dovere di indicare il candidato sindaco scegliendolo, in via preliminare, tra le sue fila, tra esponenti del partito che rappresentano la storia e la cultura della destra e che siano capaci di “andare oltre” per conquistare i delusi e gli illusi da Michele Emiliano e Antonio Decaro, il cui ventennale ciclo politico è giunto alla fine. La presenza dei centristi di Massimo Cassano è un segnale incoraggiante, ma c’è un civismo non connotato politicamente al quale bisogna rivolgersi».

Quindi niente civico?

«Un candidato civico ha bisogno di tempo per farsi conoscere e presentarsi agli elettori. Più passa il tempo più l’ipotesi del civico sfuma. Un politico, invece, già conosciuto dai baresi, non ha questo problema. Nel 2004, sempre Salvatore Tatarella, da coordinatore regionale di An e ultimo vicesindaco di destra di Bari, decise di rinunciare alle europee per fare il sindaco di Bari. Voleva impegnare il futuro politico della destra, avendo capito che quella era la partita per la destra di Puglia. Forza Italia, temendo questo scenario, propose un civico. Il ciclo di Emiliano e del centrosinistra a Bari e in Puglia parte da quella sconfitta. Questo esempio permette di capire quanto sia fondamentale per la destra di Bari, ma non solo, la partita delle comunali. È in gioco il futuro della destra in Puglia. Non a caso Pinuccio Tatarella amava ripetere “se vinci Bari, vinci la Regione Puglia”».

E a Lecce?

«Si parla di Ugo Lisi e Adriana Poli Bortone, due amici e potenziali candidati autorevoli. A prescindere dai nomi, la destra attuale deve assumersi la responsabilità di indicare candidati che siano sua espressione o, in alternativa, figure civiche a lei vicine. Soprattutto a Bari».

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