Home News Ex Ilva, quindici società interessate al colosso siderurgico: ora i piani industriali

Ex Ilva, quindici società interessate al colosso siderurgico: ora i piani industriali

La fase uno della gara internazionale per lo stabilimento siderurgico ex Ilva si chiude con ben quindici manifestazioni di interesse da parte di attori internazionali e nazionali, alcuni dei quali hanno presentato una manifestazione per l’intero asset produttivo mentre altri solo per alcune parti non complete degli asset. L’altra notte si sono chiusi i termini per la manifestazione di interesse a rilevare il polo siderurgico più grande d’Europa, l’ex Ilva. Altri soggetti interessati potranno comunque unirsi in corsa nella seconda fase, da soli o in cordata, previo consenso da parte dei commissari governativi.

La corsa in sei mesi

L’ex gestore della fabbrica, Acciaierie d’Italia, è infatti da tempo in amministrazione straordinaria. A febbraio scorso il governo chiuse così una fase difficile di stallo in cui i rapporti col colosso francoindiano ArcelorMittal, socio di maggioranza, si erano deteriorati. La fabbrica, secondo i sindacati, soffriva per mancanza di manutenzioni e mancava un piano industriale proiettato al futuro del gruppo. Quella di febbraio scorso è stata la seconda volta che il siderurgico è finito in amministrazione straordinaria. Già nel 2013, per gli effetti dell’inchiesta che aveva decapitato l’allora Ilva spa, la società venne affidata allo Stato. Ora, evitato il collasso, per dirla col ministro Adolfo Urso, i pretendenti possono ambire a rilevare tutti gli asset, sia di Acciaierie d’Italia in as, che detiene un contratto di gestione del gruppo fino al 2030, sia quelli di Ilva in as, ancora proprietaria delle fabbriche, della flotta mercantile, delle centrali elettriche e dei tubifici.

I contendenti

Tra i gruppi internazionali che si sono fatti avanti visitando gli impianti nel periodo appena trascorso, ci sono gli ucraini di Metinvest, gli indiani di Vulcan Green Steel, i canadesi di Stelco, i giapponesi di Nippon Steel e gli italiani di Arvedi. Il gruppo Marcegaglia sarebbe interessato solo agli stabilimenti del Nord, ma non a Taranto, che resta il core business. Entro novembre altre candidature si possono fare avanti e chiedere di avere accesso alla data room, per conoscere la situazione finanziaria del gruppo e studiare una proposta su cui costruire i propri piani industriali, finanziari, ambientali e occupazionali.

La fase due

Solo a novembre, con la seconda fase, le offerte da presentare diventeranno vincolanti. A governo e commissari spetterà quindi valutare la migliore seguendo come linee guida principali il processo di decarbonizzazione, per rendere finalmente sostenibile la produzione del siderurgico, anche nel rispetto dei piani europei sull’ambiente e i livelli occupazionali. Punteggi maggiori andranno a chi si impegnerà a mantenere l’attuale forza lavoro per almeno due anni dall’acquisizione. Non è ancora chiaro se lo Stato, come successo nel recente passato con Acciaierie d’Italia, farà parte della società che gestirà nel prossimo futuro l’ex Ilva oppure se lascerà mano libera ai privati per rilanciarla sul mercato globale, garantendo un percorso green.

L’indotto

Per le aziende fornitrici di servizi del siderurgico a Taranto, arriva intanto una schiarita, dopo mesi senza pagamenti. Sono in arrivo i bonifici dei crediti maturati prima dell’amministrazione straordinaria scattata a febbraio. Si tratta dei crediti riconosciuti dai commissari e dal tribunale di Milano. A pagare è Sace che ha attivato un plafond di 120 milioni di euro. Altre aziende attendono ancora i crediti maturati con Ilva prima del 2015.

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