Home Puglia Bari Comunali a Bari, Fabio Romito: «Da Decaro parole indegne»

Comunali a Bari, Fabio Romito: «Da Decaro parole indegne»

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Le parole di Decaro «sono assolutamente indegne e non appartengono al vocabolario di un sindaco uscente della città. E sono innanzitutto ingenerose, perché il centrodestra avrebbe potuto politicamente lucrare utilizzando gli argomenti delle inchieste e delle indagini che sono tutte interne al centrosinistra e alle aziende guidate dal centrosinistra, ma non lo abbiamo fatto per non devastare ulteriormente l’immagine di Bari». All’indomani della provocazione lanciata dal primo cittadino a scadenza di mandato dal palco allestito per Elly Schlein, Fabio Romito (in corsa con il centrodestra per la fascia tricolore del capoluogo pugliese) bolla così le frasi pronunciate dalla piazza dem.

È il più giovane dei contendenti in campo, lo ritiene un valore aggiunto?
«Sono giovane, ma da un punto di vista dell’esperienza amministrativa, probabilmente sono invece il più esperto. Perché ho 15 anni di attività politica istituzionale svolta nei front office, quindi sottoponendomi costantemente al giudizio degli elettori: l’ho fatto in circoscrizione, l’ho fatto in Comune, l’ho fatto in città metropolitana e in Regione».

In caso di elezione quale sarebbe la sua prima delibera?
«Un indirizzo da approvare in Giunta attraverso cui modificare o meglio ampliare le funzioni della polizia locale. Io pretendo per Bari più sicurezza. E questo credo sia il punto fondamentale da cui parte tutto il resto: se c’è sicurezza c’è benessere economico, se c’è sicurezza c’è benessere sociale, se c’è sicurezza c’è sviluppo. Vorrei dare dunque impulso alla polizia locale, che anziché essere utilizzata solo per elevare contravvenzioni potrebbe essere messa in condizioni di tutelare e presidiare il nostro territorio».

Il Comune non è ancora al sicuro dallo scioglimento. Secondo lei come andrà a finire?
«Sarei irresponsabile se dicessi che questo scenario non spaventa ogni singolo cittadino barese. Dico anche che un’amministrazione in totale discontinuità con il passato può essere un presidio e un motivo in più per avere fiducia nelle istituzioni baresi. Avere invece un’amministrazione in diretta continuità con quella oggetto delle indagini è qualcosa che legittimamente mi lascia molto perplesso».

Niente simbolo della Lega sulla scheda, ma in piazza con Salvini e le bandiere del suo partito. Non la ritiene una contraddizione?
«La Lega è un partito territoriale. Il segretario federale è venuto non una ma tre volte a Bari da ministro dei Trasporti per affrontare il tema degli investimenti in infrastrutture al Sud. E non c’è stato ministro delle infrastrutture che abbia investito tutte le risorse che ha investito Salvini in Puglia e a Bari: un miliardo e quasi 200 milioni di euro sulla rete ferroviaria, centinaia di migliaia di euro sulla nostra rete stradale. Quindi chi sta provando ad ingannare gli elettori è chi utilizza il nome di Decaro accompagnato alla scritta sindaco per confondere i tanti baresi che magari non sanno che non potrà essere ricandidato».

Le forze politiche che la appoggiano sono le stesse che spingono per l’autonomia differenziata. Non crede che si tratti di un provvedimento che penalizzi il Sud e quindi anche Bari?
«Assolutamente no. Di autonomia differenziata ha parlato per prima in Italia il centrosinistra, era il 2000 con il governo Amato. Poi a metterla in pratica ci ha pensato Gentiloni nel 2018 stipulando le intese con le regioni del nord fra cui l’Emilia-Romagna. Il centrodestra non ha fatto altro che migliorare un assetto istituzionale immaginato dal centrosinistra. Come? Immaginando il percorso dei livelli essenziali delle prestazioni che finalmente garantiranno a Bari come a Milano a tutti i cittadini di godere dei medesimi diritti e delle stesse opportunità. Chi dice il contrario disinforma».

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