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San Severo, dieci anni da sindaco: «Per il bene della città scelte anche impopolari»


Quasi 100 milioni di euro in opere pubbliche appaltate. Interi quartieri che verranno rivoluzionati. La cittadella della Polizia (con il cantiere che inizierà a gennaio), il basolato del centro storico, il recupero dell’antico teatro borbonico, il piazzale della stazione, l’asilo nido e tanti altri progetti da cantierizzare nei prossimi mesi. L’eredità di Francesco Miglio è un patrimonio di opere che «cambieranno il volto della città per il cui bene abbiamo preso decisioni anche impopolari».

Sindaco quasi dieci anni di guida della città che bilancio si può fare?
«Lascio al mio successore un cassetto pieno di opere e progetti, mentre quando sono entrato a Palazzo Celestini, neanche rovistando nei cassetti più remoti sono riuscito a trovare un’opera pubblica da realizzare. Mi auguro, dopo dieci anni, di non essere stato, come il mio predecessore, un rigo nell’albo sindacale».

Quali sono le medaglie che può appuntarsi al petto in questi dieci anni da sindaco?
«A poche settimane dal mio insediamento si era consumato l’ennesimo omicidio in pieno centro città e mi ritrovai con uno striscione scritto “Grazie Miglio”, come se fosse stata colpa mia, ma evidentemente qualcuno voleva alimentare polemiche politiche sulla sicurezza in città che era stato un mio cavallo di battaglia nella prima vittoriosa campagna elettorale. La lotta alla criminalità è stata sempre un punto di forza dei miei mandati sindacali, grazie a una coalizione coesa, impermeabile a qualsiasi condizionamento e lontana da ogni demagogia. Non a caso, in anni difficili per le amministrazioni di molte città della Capitanata, San Severo, pur sott’attacco è rimasta immune da ogni infiltrazione criminale, diventando un esempio non solo per la Capitanata».

E questi dieci anni cosa lasciano a Miglio politico e al Miglio cittadino?
«Sul piano politico, pur avendo una militanza quasi trentennale, questi dieci anni mi hanno permesso di maturare nell’approccio ai temi dell’amministrazione di una città, grazie anche al mio ruolo di presidente della Provincia, dove mi sono potuto sedere a tavoli che a un sindaco non sono consentiti. Sul piano civico ho potuto accrescere il contatto con la gente, già attivo grazie all’attività di mio padre, che mi ha insegnato ad avere rispetto per tutti e a essere sempre disponibile al dialogo».

Dialogo che mi pare più difficile per la scelta del suo successore?
«Ci sono diverse figure che possono ben rappresentare una sintesi politica. Bisogna sempre avere fiducia, ma partendo da un dato: il civismo alla base della mia prima elezione non è replicabile per una serie di ragioni».

Erede da trovare con le primarie?
«Anche per le primarie la stagione è finita. Trovo la scelta di un candidato fatta dal popolo un esercizio fittizio di democrazia. La politica è responsabilità delle scelte e il popolo dev’essere chiamato a suffragarle e se si perde si va a casa. Abbiamo bisogno di politici seri, pragmatici, concreti, capaci di andare contro certi populismi per una soluzione avanzata dei problemi».

Responsabilità anche nei partiti?
«Guardo in casa mia e devo dire che il Pd, così com’è, non è attrattivo. Il partito deve promuovere il confronto e non i comitati elettorali. Dopo le europee, qualunque sia il risultato, bisognerà fare una profonda riflessione, perché la segreteria nazionale non ha saputo rappresentare un reale cambio di passo nella gestione del partito».

E il dialogo con i 5 stelle?
«I pentastellati sono una minoranza dialogante. Pur non condividendo molte nostre scelte, il Movimento è aperto a un confronto sano, serio e rispettoso. Chi vuole il bene della città trova sempre un modo per dare risposte valide ai problemi di San Severo».

Cosa farà Miglio dopo il 9 giugno?
«Mi riposerò e mi concederò qualche intervento in più sui temi politici, trascurati perché preso dalla gestione dei problemi amministrativi di una importante città e di una grande Provincia».

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