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«Se approvate il Tfm, mi dimetto». Così Emiliano ha sventato il blitz in Consiglio regionale

Perché votare no al Tfm dopo che l’intero arco costituzionale, partiti di maggioranza e opposizione, avevano l’accordo per autoassegnarsi la buonuscita retroattiva? Il retroscena o, meglio, la spiegazione logica spunta a 24 ore dalla seduta al cardiopalma che ha decretato l’accantonamento, forse definitivo, della proposta di legge sulla liquidazione da circa 35mila euro per ogni anno di legislatura per consiglieri e assessori della Regione Puglia a firma dell’ex capogruppo dem Filippo Caracciolo e dell’assessore dello stesso partito Donato Pentassuglia insieme al consigliere Saverio Tammacco (Per la Puglia). Ad “abbattere l’albero della cuccagna” ci ha pensato il governatore Michele Emiliano nel corso di un’infuocata riunione di maggioranza tenuta durante i lavori consiliari. «Se approvate il Tfm – ha detto Emiliano ai partiti – sappiate che mi dimetterò un minuto dopo determinando lo scioglimento anticipato del Consiglio regionale». Un ultimatum categorico e senza vie d’uscita, insomma.

Gli effetti dell’ultimatum

Una sortita estemporanea accolta inizialmente con distacco, quasi con scherno dall’ala oltranzista del Tfm. I “duri e puri”, infatti, hanno pensato a una “emilianata”, un colpo di teatro per uscire dall’impasse, e così hanno insistito a lungo per rivendicare un loro diritto, così come avviene nel resto delle Regioni italiane e per tutti i lavoratori. S’è aperto un braccio di ferro, ma il presidente ha mantenuto il punto. «Non voglio e non posso reggere la pressione mediatica e gli schizzi di fango di questa storia – avrebbe risposto ai più accalorati – Allora meglio dimettersi, io non ho niente da perdere, sono a fine carriera, voi forse no». A quel punto i falchi hanno cominciato a traballare e le colombe hanno applaudito convintamente. Panico e tensione hanno avvolto la riunione. L’idea di guadagnare il Tfm, ma perdere la poltrona con 18 mesi di anticipo e di stipendi, ha fatto rabbrividire i presenti.

La posizione di Pd e M5s

Alla paralisi è seguita poi la ragionevolezza. In particolare il Pd con l’ala Schlein che ha ribadito la netta contrarietà della segretaria nazionale decisa evitare un nuovo caso Puglia sul Tfm. Stessa linea da parte dei Cinque Stelle che hanno apprezzato l’intervento di Emiliano. Anche le civiche hanno avallato il passo indietro ed il risultato della “minaccia” del governatore s’è materializzato sul pallottoliere con una triplo salto mortale carpiato all’indietro. L’asse interno al Pd tra l’assessore Raffaele Piemontese e il capogruppo Paolo Campo ha prodotto un emendamento che ha fatto decadere la proposta di legge sul Tfm passato con il voto segreto: 21 sì e 5 no con la maggioranza compattata dal numero 90, la paura. Passata quella, c’è da giurarci, sicuramente la buonuscita tornerà alla ribalta, magari “mimetizzata” in qualche emendamento notturno al bilancio o in qualche seduta balneare ferragostana così come accade nell’estate del 2021 quando si materializzò per la prima volta.

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