Home Puglia BAT Trani, l’ascensore è rotto: ragazza disabile costretta in casa

Trani, l’ascensore è rotto: ragazza disabile costretta in casa

Una festa di compleanno rinviata, solo torta e candeline a casa, niente passeggiata per guardare la sua città, il suo mondo. Il motivo? L’impianto dell’ascensore condominiale dello stabile in cui abita Roberta, una giovanissima tranese con una grave disabilità psicofisica, è bloccato da oltre due settimane.

«Abbiamo più volte sollecitato gli interventi all’amministratore, all’azienda manutentrice e all’impresa che ha realizzato l’impianto ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta» dice Sante Varnavà, papà di Roberta. Il problema è nato lo scorso 6 luglio, data in cui Roberta non sapeva di dover iniziare a rinunciare ai suoi momenti di leggerezza quotidiani, in compagnia di papà Sante o mamma Valeria.

Sante, conosciuto in città per il suo impegno con la promozione del Powerchair Football e l’impegno negli ultimi anni con l’Asd Oltre Sport, ha pubblicato sui social un post per chiedere aiuto e supporto: «Stiamo osservando la bella stagione ormai scorrere, per Roberta sarebbe stato importante evadere dalle mura di casa. Mi rivolgo a chiunque può darci indicazioni per poter risolvere il problema, chiedo di poter fare qualcosa per il bene di una ragazza e di una famiglia che non merita nel 2023 di vivere da segregata in casa».

Il condominio si trova in zona periferica, in uno stabile di recente costruzione, in via Andria. L’appello della coppia di genitori è rivolto a chi realizza questi impianti: «Vi chiediamo di essere più presenti nella gestione dell’assistenza perché il blocco di un impianto del genere o dell’ascensore per un periodo così lungo crea gravi disagi nel quotidiano alle persone con disabilità e alle loro famiglie».

Un problema tecnico e di gestione che si trasforma in una vera e propria ingiustizia: «Vi chiediamo di dare voce a una situazione che oggi tocca noi ma che sicuramente potrebbe nascondere disagi taciuti di tantissime altre persone o famiglie che lottano in silenzio per garantire dignità ad un ammalato».

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