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venerdì 27 Settembre 2024
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Gabriella Genisi racconta la sua Lolita Lobosco: «È un simbolo di cambiamento»

«Lolita Lobosco nasce per colmare il vuoto di figure femminili nella letteratura poliziesca italiana. E poi ho sempre desiderato tornare a Bari, senza riuscirci: quindi, creare questo personaggio è stato una sorta di ricongiungimento, oltre a essere un omaggio alla città». A raccontarlo è la scrittrice Gabriella Genisi, dalla cui penna è nata la figura di Lolita Lobosco, vicequestora nel capoluogo pugliese, che nella serie televisiva viene interpretata da Luisa Ranieri.

Come nasce il personaggio di Lolita Lobosco?

«Il personaggio di Lolita Lobosco nasce quando, nel 2006, mi rendo conto che la letteratura poliziesca italiana era piena di commissari uomini, mentre non c’era neanche una donna. Erano gli anni del commissario Montalbano, la cui presenza molto forte aveva messo in luce il vuoto riguardante le figure femminili, che venivano ancora rappresentate come sottoposte, nonostante da 25 anni, nella Polizia di Stato, le donne fossero commissarie».

Quindi non è la Montalbano di Puglia, ma un personaggio nuovo e diverso?

«Assolutamente. È nata guardando Montalbano, ma proprio con l’intento di affiancare a una figura maschile una femminile, che esisteva nella realtà, ma che nella letteratura era rimasta ferma agli anni in cui le donne non potevano diventare commissarie. Al massimo potevano aspirare a diventare ispettrici».

Quanto c’è di Gabriella Genisi in Lolita Lobosco?

«Direi poco, c’è l’essere del Sud e qualche passione, come la mia abitudine a girare da sempre con le macchine cabrio. Ma in realtà siamo molto diverse».

Bari è l’altra grande protagonista, nei libri e nella serie. Lei quanto è legata a questo territorio e a cosa principalmente?

«Sono legata a Bari perché è stata la mia città di nascita ed è il luogo in cui ho vissuto da bambina, desiderando sempre tornarci. Questo non è accaduto, ma creare questo personaggio e farlo vivere a Bari è stato una sorta di ricongiungimento. Sono legata anche al modo di essere baresi, a questa leggerezza che un po’ ci contraddistingue. Questa serie è un omaggio alla città».

Qual è la caratteristica di Lolita che le piace di più?

«Direi proprio questa leggerezza nell’affrontare la vita e la tenacia nel non arrendersi mai».

Si aspettava il boom televisivo?

«Ci speravo. È sempre una scommessa, ma le premesse c’erano, perché Luisa Ranieri è un’attrice straordinaria e c’era una produzione importante alle spalle, ma anche perché Bari è una città meravigliosa e speravo che le storie conquistassero il grande pubblico».

La serie ha portato nuovi lettori per i romanzi?

«Sì, dopo la prima serie tantissima gente mi ha scritto, dicendomi di aver comprato i libri. Speriamo che questo accada anche con la seconda».

Quante storie dei romanzi sono inventate e quante traggono invece spunto dalla realtà?

«Le storie sono tutte inventate, anche se gli spunti possono essere reali. Per esempio, nell’ultimo libro pubblicato, “Lo scammaro avvelenato”, da cui è tratta la seconda puntata, la tematica è un po’ quella dell’odio sociale, alimentato dai social network, che poi però si riverbera nella vita quotidiana. Le frustrazioni e le insoddisfazioni si riversano con livore sui social, dove per qualsiasi motivazione si verifica un eccessivo accanimento, un fattore che nel libro fa scaturire addirittura un delitto. Questo perché all’ordine del giorno leggiamo di omicidi per futili motivi».

Lolita Lobosco, in Puglia, è amatissima. E nelle altre regioni ha potuto riscontrare lo stesso impatto?

«L’impatto è addirittura superiore. E se nel nostro territorio è amatissima ma c’è ancora qualche piccola polemica, come quella che era stata legata al linguaggio, in tutto il territorio nazionale il personaggio è altrettanto amato. Poi, in Italia ci sono moltissimi pugliesi che sono stati costretti a trasferirsi per motivi lavorativi o per seguire la famiglia. Quindi per loro rivedere questi scenari mozzafiato o anche il modo di vivere del Sud è una grande consolazione».

Cosa immagina per il futuro di Lolita?

«Non lo so ancora, vedremo. Per quanto riguarda la Lolita televisiva è proiettata nella risoluzione del caso della morte del padre, una storia che nei libri invece si è già conclusa, essendo riuscita a scoprire la verità. Però a livello sentimentale è ancora tutto un divenire e a livello professionale ci saranno, ahimè, altri casi da risolvere».

Che rapporto ha, invece, con Luisa Ranieri?

«È una persona adorabile. Ci siamo sentite il giorno dopo la prima puntata della seconda stagione. È stata molto carina quando mi ha detto: “È un successo di noi donne”, perché è molto bella la condivisione tra l’autrice, l’attrice e la protagonista. È una persona accogliente, che si è anche calata nei panni e nelle scarpe del personaggio con grande eleganza e naturalezza».

Si ringrazia per la gentile concessione delle foto, l’autore Nicky Persico

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