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Di Pietro sulle inchieste in Puglia: «Mani Pulite a Bari? Qui diritto svenduto a 50 euro»

Chiede un quarto d’ora di tolleranza: «il tempo di portare nella rimessa il trattore». Antonio Di Pietro, classe 1950 da Montenero di Bisaccia – ma il suo nome è legato alla stagione giudiziaria di Mani Pulite e al pool milanese che sconvolse la politica nazionale con le sue inchieste e i suoi arresti – parcheggia e poi esordisce «Credevo che mi chiamasse perché si era accorto della gravità delle affermazioni di Rino Formica rilasciate, qualche settimana fa, al Corriere della Sera? Accuse finite nel dimenticatoio, ma di una gravità estrema. Avrebbe dovuto intervenire il Copasir e invece silenzio assoluto. Una vergogna».

Cosa avrebbe detto di così grave Formica?
«Formica ha praticamente detto che Craxi veniva informato delle nostre attività e che tutti i magistrati del Pool milanese erano intercettati. All’epoca dei fatti, riferiti dall’esponente socialista barese, il presidente del Consiglio era Giuliano Amato, che è stato anche presidente della Corte Costituzionale. Si rende conto contro quale sistema dovevamo combattere e lei mi chiede della vicenda barese?»

Ma la vicenda barese non è un po’ figlia di quel sistema che avete combattuto da Milano?
«Non confondiamo la montagna con il topolino. A Bari è coinvolta una città e al massimo un partito, ed è venuto fuori quello che da sempre succede in ogni città. A Milano era tutt’altra cosa: i finanziamenti illeciti erano per un arricchimento personale. Una cosa è il sacrestano che ruba la questua, altro la Chiesa che froda le offerte. Entrambi commettono un reato, ma non possono essere paragonati tra loro. Dirò di più…».

…Cosa vorrebbe aggiungere?
«A Bari c’è una vicenda che umilia il cittadino che svende un suo diritto, quello di esprimere il proprio voto liberamente, con un compenso di 50 euro. A Bari è una questione sociale sfruttata da alcuni politici per avere consenso facile, eppoi c’è un’altra grande differenza da evidenziare»

Quale sarebbe?
«Noi avevamo dalla nostra parte la società civile che faceva picchetti davanti al Palazzo di Giustizia e si diceva orgogliosa del nostro lavoro. A Bari non mi pare di aver visto i cittadini scendere in piazza, se non dietro qualche bandiera o convocati da qualche leader di partito».

Siamo alla fine della primavera pugliese?
«Non mi adatto a concetti stagionali della politica, non mi piace questa semplificazione. Sono contro i politici di professione. La politica dev’essere servizio, mentre vedo tante persone che abbiamo indagato, arrestato e condannato che stanno sempre lì, come se la politica fosse una cosa propria. Serve un ricambio generazionale».

Di Pietro è fuori dalla politica, andrà a votare alle Europee?
«Certo che andrò»

E per chi voterà?
«Per colui che mi convincerà di più. Il mio voto andrà alla persona non al partito»

E Conte la convince?
«Non rispondo a questa domanda che servirà solo ad avere un titolo al suo giornale!»

Ma Conte, lo aveva fatto con Draghi, ora lo ha replicato a Bari, pare votato a scompigliare la politica e denunciare il malaffare?
«Anche Craxi fece la stessa cosa in un proverbiale discorso alla Camera, peccato che lo abbia fatto dopo le nostre inchieste».

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