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Si rinsalda l’asse Emiliano-De Luca contro l’autonomia differenziata

Patto di ferro fra Emiliano e De Luca sulla difesa del Sud dalla minaccia dell’autonomia differenziata. I due governatori l’hanno firmato venerdì scorso a Napoli durante la marcia per la pace a cui hanno preso parte oltre 25 mila persone per chiedere il cessate il fuoco in Ucraina.

L’occasione per rinsaldare il legame fra i due leader “scomodi” del Pd oggi ancora più uniti dall’arrivo delle destre al governo del paese e dal progetto di riscrivere la Costituzione a colpi di maggioranza.

La questione calda riguarda l’autonomia regionale che il ministro al ramo Roberto Calderoli vorrebbe portare in Parlamento entro il 2023. Il disegno di Calderoli, che incrocia in pieno i desiderata del suo partito, la Lega, punta a lasciare al Nord le tasse pagate dalle regioni settentrionali (Lombardia, Emila Romagna e Veneto su tutte) allargando la storica forbice del divario con il mezzogiorno.

La riforma ruota sul criterio killer per il Sud della spesa storica, un ritorno al passato rispetto all’ultimo progetto di riordino presentato nel 2019 dall’ex ministra forzista Maria Stella Gelmini poi corretto durante il governo Conte dal senatore Pd Francesco Boccia all’epoca ministro per il Sud. La spesa storica basa il riparto nazionale delle risorse sul delta che le regioni hanno sempre incassato, mentre Boccia introdusse un freno con i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, per quantificare il minimo garantito ad ogni regione finalizzati a perequare le diseguaglianze di partenza.

Ma l’ulteriore passo avanti di Calderoli darebbe il colpo di grazia alle regioni del Sud che perderebbero vagonate di soldi a danno di servizi essenziali e depauperando ulteriormente settori strategici come trasporti, sanità e scuola.

L’asse Emiliano-De Luca punta a contrastare l’operazione financo rivolgendosi al ministero per gli affari europei Raffaele Fitto, uomo del Sud, per eleggerlo a ruolo di mediatore fra governo e regioni. Emiliano, in particolare, punta a cavalcare la spaccatura esistente fra l’autonomia formato Lega decisa a far valere ad ogni costo le ragioni del Nord-est ed il modello di Fratelli d’Italia che non s’è ancora espressa sulla questione, ma ha lasciato intendere che boccerà progetti troppo penalizzanti per il mezzogiorno. Fratelli d’Italia, però, potrebbe cedere se trovasse un accordo con Salvini sul presidenzialismo, altro cavallo di battaglia della campagna elettorale. Un pericoloso bivio, insomma, in cui la diplomazia fra gli schieramenti ed il ruolo dei governatori sarà decisivo. Anche perché il ministro per gli affari regionali Calderoli ha annunciato un confronto allargato prima del voto sulla riforma con un’ampia discussione nella Conferenza stato-regioni. Sarà così? L’unica garanzia per le regioni del Sud sta nel fatto che prima di rafforzare poteri e autonomie regionali si approvino i Lep mettendo al sicuro il minimo garantito per mantenere i servizi essenziali.

Ma questo passaggio potrebbe allungare i tempi mettendo a rischio il riordino, un flop che il governo non può permettersi, ma sul quale scommettono Emiliano e De Luca.

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