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Aggressioni al personale sanitario: dal Salento alla Capitanata, quando la corsia è un ring

Dopo il poco invidiabile “primato” del 2022, in cui la Puglia è risultata la regione con più alto numero di aggressioni ai medici, il fenomeno resta preoccupante sul territorio regionale, restando ai quattro mesi del 2024, i casi più recenti sono avvenuti in Salento e in Capitanata.

Il 6 febbraio, a Lecce, un uomo che era stanco di aspettare il suo turno in Pronto Soccorso all’ospedale “Fazzi”, ha spintonato un’infermiera e poi ha rotto con un pugno un vetro divisorio. Il giorno dopo, restando sempre nel Salento, nell’ospedale “San Giuseppe” di Copertino, un uomo di 32 anni in attesa del suo turno, sempre in pronto soccorso, va in escandescenze e poi ha aggredito verbalmente i medici per poi sfondare, anche qui, con un pugno una finestra. L’uomo si è placato solo con l’arrivo dei carabinieri che lo hanno denunciato.

Dal Salento alla Capitanata. Sono tre gli episodi registrati a Foggia. Il 23 marzo, un medico rianimatore in servizio al pronto soccorso del Policlinico del nosocomio del capoluogo daunio, ha subito alcuni schiaffi e una testata che gli ha spaccato un sopracciglio da parte di un uomo che era stato da poco trasportato in ambulanza, dopo essere rimasto coinvolto in un incidente stradale mortale.

Il 6 aprile un paziente in stato di agitazione, aiutato dalla moglie, ha dato un pugno in pieno volto a una dottoressa sempre del pronto soccorso del Policlinico di Foggia, provocandole contusioni e la rottura degli occhiali. Sempre a Foggia, il 17 aprile, una ragazza che aveva accompagnato un paziente che veniva sottoposto a triage, si è sentita male e, mentre i sanitari la soccorrevano, una parente ha spintonato con violenza, insultato e minacciato la primaria dell’emergenza-urgenza, Paola Caporaletti, intervenuta per sedare la lite.

Secondo il Report 2023 dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, lo scorso anno sono state 116 le aggressioni al personale sanitario nell’esercizio delle sue funzioni. A subire gli assalti, 137 operatori, di cui 77 uomini e 60 donne.

Le figure professionali maggiormente coinvolte negli ospedali sono state infermieri (83), medici (53), operatori socio-sanitari (20), tecnici sanitari di radiologia (2). Le aggressioni avvengono di più nei giorni feriali (101) che in quelli festivi (15) e maggiormente nella fascia oraria 8-14 (43), rispetto a quelle notturna (37) e pomeridiana (34). Più frequenti gli assalti nei reparti psichiatrici (42), seguiti da Pronto soccorso (31), aree di degenza (20), ambulatori (4), aree comuni (2). Altri 12 sono avvenuti nelle aree territoriali. Nella maggior parte degli episodi (86) l’aggressore è il paziente; negli altri è stato un accompagnatore.

Il fatto forse più preoccupante, però, emerso nelle varie indagini sul settore è che il numero delle aggressioni sarebbe ancora superiore a quello rilevato, visto che, ormai, molti sanitari neppure denunciano gli episodi di intemperanze verbali, anche per sfiducia nella capacità delle istituzioni di risolvere il problema.

Sulla questione, nei giorni scorsi, la sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, ha incontrato i medici Anna Maria Quitadamo e Mariano Karim, entrambi vittime di due brutali aggressioni mentre erano in servizio al pronto soccorso del Policlinico foggiano. All’incontro ha preso parte anche l’assessore alla legalità Giulio De Santis, presenti anche il presidente dell’Ordine dei medici Foggia, Pierluigi De Paolis, il referente del sindacato medici Anaao, Fabrizio Corsi e del sindacato medici Cimo, Graziano Minafra, con i consiglieri comunali Pasquale Dell’Aquila e Achille Capozzi. La sindaca di Foggia ha avviato interlocuzioni informali con le autorità istituzionali direttamente interessate, e con l’assessore De Santis ha pianificato di avviare una campagna di sensibilizzazione e informazione in sinergia con l’Ordine dei medici, e di valutare con l’avvocatura le modalità per la costituzione dell’Ente come parte civile nelle azioni giudiziarie da intraprendere accanto alle vittime di una violenza gratuita e inaccettabile».

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