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Asl Bari, il direttore Luigi Rossi si presenta: «Un piano per le liste d’attesa»

Medico igienista di origine toscana, classe 1963 e 25 anni di esperienza nella gestione della sanità territoriale. Luigi Rossi è il nuovo dirigente sanitario della Asl di Bari ed entrerà nel pieno esercizio delle proprie funzioni dal 1 marzo. Nella sua Regione, Rossi ha ricoperto l’incarico di direttore della zona/distretto Valle del Serchio della Asl Toscana Nord Ovest. Dal 2013 al 2022 è stato direttore del distretto Piano di Lucca e in precedenza direttore della società della Salute Pistoiese e responsabile della Asl 3 Pistoia. Nel corso del 2022 è stato anche direttore Uoc Attività Sanitarie di Comunità provincia di Lucca. È stato inoltre coordinatore del gruppo di lavoro aziendale “Case di Comunità”, membro della cabina di regia Regione Toscana per “Cure domiciliari” e referente aziendale del progetto Proximity Care con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Come mai ha scelto di intraprendere questa nuova esperienza a Bari?

«Si tratta per me di una sfida, mi sono sempre occupato di questo settore e, in un momento in cui si parla molto di sviluppo territoriale, l’opportunità di lavorare con un’azienda prestigiosa come la Asl di Bari mi ha attratto. Ho avuto modo di confrontarmi con il direttore generale e ci sono idee e prospettive da sviluppare. A livello organizzativo capiremo come muoverci dalla prossima settimana, dopo che avrò analizzato la situazione nel dettaglio».

Uno dei problemi più stringenti è quello delle liste di attesa. Come vi muoverete?

«Non mi piace fare proclami. Quella delle liste di attesa è una problematica diffusa sul territorio nazionale, ma con il direttore generale abbiamo messo sul piatto alcune idee: lavoreremo sulla scala di priorità delle visite, distinguendo tra le urgenze e quelle per i malati cronici. Non si può solo aumentare l’offerta in base alle richieste ma va pianificato tutto con criterio anche vagliando le forze in campo».

A seguito dei pensionamenti nella Asl di Bari sono diminuiti i medici di famiglia. Come lo affronterete?

«Medicina generale e pediatria di famiglia stanno attraversando un cambiamento epocale nei numeri e nelle attività da svolgere, c’è meno movimento e un calo delle “vocazioni”. Anche in questo caso, prima di procedere con l’organizzazione, sentiremo le sigle sindacali della medicina generale per capire quali iniziative e proposte si possono mettere in campo. Altre Regioni, ad esempio, hanno attivato degli ambulatori per la continuità assistenziale. Capiremo come rendere questo settore più accattivante soprattutto per i giovani medici che si affacciano alla professione».

Ultimo nodo: la sicurezza del personale sanitario.

«Su questo tema ancor più che in altri ambiti occorre conoscere bene le realtà in cui si opera. La sicurezza degli operatori sanitari cambia anche in base al tipo di struttura considerato: l’ospedale è diverso da un ambulatorio o dalla guardia medica. Mi riservo prima di dare uno sguardo alle sedi e soprattutto capire cosa è già stato fatto. Sicuramente quello che è cambiato nel corso degli anni è il rapporto tra il personale sanitario e l’utenza, la mancanza di sicurezza sta diventando un problema serio su tutto il territorio nazionale e non solo in Puglia. Ci sono diverse soluzioni che si possono adottare, ad esempio delle aperture controllate in quelle strutture più isolate o dal traffico ridotto. Niente proclami ma organizzazione concreta in base al territorio».

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