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Bari, il denaro della bancarotta sui conti di Olivieri e per l’appartamento di Mari

olivieri

Indagini concluse, per la Procura di Bari l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, in carcere dal 26 febbraio scorso per voto di scambio politico-mafioso, sarebbe anche l’abile artefice di un vorticoso giro di denaro, finalizzato all’autoriciclaggio. Un agire collaudato, anche secondo i consulenti che si sono occupati della sua situazione finanziaria, e che torna come una costante in diverse inchieste. In quella coordinata dalla pm Bruna Manganelli e dallo stesso procuratore capo, Roberto Rossi, sono indagati Olivieri e sua moglie Maria Carmen Lorusso (anche per trasferimento fraudolento di valori in concorso).

La vicenda Sudcommerci

La vicenda per la quale procede ora la Procura nasce dal fallimento della Sudcommerci ma anche dalla Immoberdan srl a seguito del quale Olivieri e Nicola Nitti, amministratore della Gruppo Nitti srl sono stati rinviati a giudizio in concorso per bancarotta. I commercialisti Mariangela Quatraro, Leonardo De Luca e Marco Amenduni, in una perizia di 123 pagine hanno illustrato la storia e il declino della Sudcommerci srl, riconducibile alla famiglia Degennaro, svuotata di tutti i suoi beni, per i consulenti, con la complicità di Olivieri.

L’archivio in cantina

Buona parte della documentazione relativa ai rapporti tra Olivieri e i Degennaro era contenuta in un vano-cantinola, di proprietà dell’ex consigliere, al rione Poggiofranco. Nei faldoni anche il carteggio che scandisce le tappe della vicenda e, tra gli altri, un fantomatico mandato professionale, sottoscritto il 27 febbraio 2015 dall’allora legale rappresentante della Sudcommerci, Davide Degennaro. Otto pagine nelle quali si incaricava Olivieri di seguire aspetti legali e amministrativi dell’avvio di un nuovo progetto, la nascita del “Casamassima Power Center”, mai nato, con una retribuzione di un milione di euro.

L’assegno alla ex moglie

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nel 2015 Olivieri avrebbe ricevuto da Nitti per un presunto mandato professionale 2 milioni 760mila euro, sottraendoli al ceto creditorio. Accuse che la Procura ha contestato nel procedimento per bancarotta fraudolenta. Poi ne avrebbe versato una parte (340mila euro) sul suo conto corrente in Banca popolare di Vicenza, che risultava in rosso, per poi usarle nuovamente per estinguere posizioni debitorie, quali l’assegno di mantenimento per ex moglie e figlia.

La Fondazione e la casa

Uno dei capi d’imputazione nell’inchiesta appena conclusa si collega all’appropriazione indebita aggravata ai danni della Fondazione Maria Rossi Onlus, mediante distrazione delle donazioni in favore dell’ente del 5 per 1000 da parte di privati: circa 800mila euro, tra il 2015 e il 2021 che sarebbero invece state utilizzate per acquistare di l’appartamento deluxe, in via Melo a Bari, intestato a sua moglie, l’ex consigliera comunale Mari Lorusso (ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Codice Interno). Per i consulenti, la somma (oltre quella incassata dalla Sudcommerci) sarebbe servita a finanziare proprio l’acquisto dell’appartamento da 11,5 vani, ma anche “per il pagamento di debiti personali”.

Per la casa sarebbero state versate inizialmente alcune somme per 28mila euro, al quale si aggiungeva un mutuo da 188mila euro con la BCC di Cassano delle Murge e Tolve. Mutuo interamente pagato da Olivieri, evidenziano i periti, con un escamotage: un contratto avente ad oggetto la cessione, da parte della Lorusso in suo favore, del “diritto di abitazione” di quell’appartamento, per 158mila euro.

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