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Bari, le minacce in videochiamata del boss dal carcere. Rossi: «Il ministero si attrezzi per evitarlo»

«Questa è ancora una volta la dimostrazione di quanto sia necessario il ricorso allo strumento giuridico del 41 bis che, appunto si verifica ogni qualvolta il soggetto dal carcere, continui a mantenere contatti con suoi adepti e continui a gestire direttamente dal carcere attività estorsive, che vengono effettuate sul territorio. È chiaro che il 41 bis ha lo scopo proprio di interrompere questi contatti, questi rapporti che persistono anche durante la detenzione in carcere».

Torna, anche in queste indagini e nelle parole del pm antimafia Marco D’Agostino, il tema del cosiddetto carcere duro, e cioè il regime di isolamento che dovrebbe interrompere i collegamenti tra i detenuti e i sodali all’esterno.

Nell’inchiesta, conclusasi ieri con i 12 arresti, in molti casi la richiesta estorsiva sarebbe avvenuta attraverso una videochiamata, che viene mostrata alla vittima, con un pericoloso pregiudicato che era in carcere, il capo della falange degli Strisciuglio, Saverio Faccilongo: «Potete immaginare – ha detto il coordinatore della Direzione distrettuale antimafia, Francesco Giannella – la capacità intimidatoria che ha una telefonata che proviene dall’interno del carcere nei confronti di una vittima, vittima che può pensare come questi davvero non abbiano limiti».

Un tema riproposto svariate volte, ma al quale non si trova ancora soluzione. Lo ha ribadito anche Francesco Giannella: «È una problematica seria di cui ci si sta occupando da anni, ci sarebbero soluzioni tecniche ma è un fatto che oltre alla droga, nel carcere circola un numero incredibile di telefoni cellulari, e questo è intollerabile». E aggiunge: «A volte ci è servito anche per fare attività investigativa senza che l sapessero – sorride – però non è più accettabile».

Un richiamo, forte, alle responsabilità di chi dovrebbe impedirlo arriva dal procuratore Roberto Rossi: «Va ricordato che c’è una responsabilità del ministero nell’attrezzare le carceri per evitare che ci entrino gli smartphone. Su questo – dichiara – chiediamo al ministero un impegno serio».

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