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Bari, l’impegno di Severina Bergamo: «Con “Il vaso di Pandora” lavoro per i più piccoli» – L’INTERVISTA

Severina Bergamo, quando un nome è una garanzia e rimanda a un instancabile propensione verso chi è meno fortunato. Questa signora dalle mille energie è nata a Carmiano, in provincia di Lecce e vive a Bari da 35 anni. Dinamica, ottimista e soprattutto costruttiva e a conferma della sua spiccata sensibilità c’è, nel 2023, un prestigioso riconoscimento a firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: l’onorificenza di cavaliere al merito. Non solo, sulla sua libreria sono esposti premi ricevuti nel corso degli anni e tutti decretano, nero su bianco, la sua generosità. Grazie a un inarrestabile lavoro, intorno a lei si è creata una rete di imprenditori, professionisti, cooperazioni e associazioni.

Oltre alla trentennale attività nel centro per l’impiego di Adelfia e poi di Bari, è fondatrice e presidente dell’associazione “Il Vaso di Pandora” e dal 2014 si attiva per i più fragili. Da dove nasce questa solidarietà?

«Da mia madre, una donna con un gran cuore. Quando ero piccola preparava il pranzo per chi non poteva mangiare e io, quando c’era bisogno, con la bicicletta raggiungevo quelle persone in difficoltà. Lo facevo con la felicità del dare, un sentimento che non mi ha mai più abbandonato. Il sabato portavamo il cibo ai poveri e quei giorni dedicati agli altri sono rimasti impressi nella mia memoria diventando il filo rosso della mia vita. I doni che abbiamo vanno restituiti».

Sul tema della solidarietà oggi è consigliera nazionale della Puglia di Confassociazioni e responsabile del terzo settore della Società italiana di medicina ambientale. Nel 2023, per la 15esima volta, ha rifornito direttamente le dispense di 20 Caritas baresi. Ancora, in pandemia, ha distribuito, con il sostegno di aziende del territorio, generi alimentari a 150 famiglie. L’ultima iniziativa ha riguardato 40 bambini della casa famiglia delle suore dello Spirito Santo di Bari. Dove li ha accompagnati?

«Me ne occupo da tanto e seguo anche i ragazzi più grandi della casa Annibale di Francia. Una volta al mese li porto in giro per attività ludiche di vario tipo come equitazione, bowling, mungere le mucche, cinema, circo o go-kart, ruota panoramica. Li ho anche fatti persino salire in barca a vela, per festeggiare il mio compleanno. Il 5 luglio siamo andati al parco acquatico “Carrisiland”, a Cellino San Marco. Il progetto è “Case famiglie, uno svago al mese” e devo dire che la gioia è tutta mia: sono felice poi di vedere le suore sorridenti, partecipano alle iniziative con entusiasmo. Questi eventi sono il risultato del mio impegno insieme ad una rete di realtà preziose e che supportano i progetti fornendo beni alimentari. Sono rapporti consolidati».

C’è un caso di un giovane che è uscito dalla casa Padre Annibale di Francia e si è aperto al mondo?

«Sì, Marta. L’abbiamo aiutata, si è per iscritta a un corso di parrucchiera e ora lavora a Roma».

I bambini di cui ha parlato sono andati al cinema. In più lei ha portato il teatro nel carcere di Bari e Brindisi. Risultato?

«Una grande emozione».

Il 27 giugno ha curato, insieme con i dirigenti della rsa Hotel San Francisco di Bitritto con un’equipe specializzata, l’inaugurazione del centro diurno per i disturbi dello spettro autistico. Soddisfatta?

«In Italia, in 40anni, questa diagnosi è aumentata di circa dieci volte. Un tema che mi sta a cuore».

Un episodio che le è rimasto impresso?

«È accaduto in aereo, al ritorno da Madrid; ho conosciuto un ragazzo di Molfetta che lavorava in Spagna, lontano quindi dai suoi affetti e da una mamma triste per quel distacco. Ho costruito subito un “ponte dell’empatia” e ora quel giovane lavora a Bari, per Deloitte».

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