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Bari, occhio al “modello Ascoli”: la gara di sabato destinata a fare “giurisprudenza”

Una gara destinata a fare “giurisprudenza”. La partita persa dai biancorossi contro l’Ascoli non ha segnato solo, nel peggiore dei modi, la fine dell’imbattibilità del Bari dopo nove giornate, ma potrebbe rappresentare un “bignami” intitolato «Strategie e consigli per battere i Galletti».

Che i novanta minuti contro i marchigiani potessero somigliare ad un trappolone era chiaro fin dall’inizio. Il momento di crisi dei bianconeri, reduci da due punti nelle ultime cinque gare, la panchina più che in bilico di Bucchi e la possibilità di una grande rivalsa nella cornice da “Champions” del San Nicola erano un’occasione troppo ghiotta da non sfruttare. Indizi, anche evidenziati nell’analisi pre gara da L’Edicola del Sud, ma non sufficienti a motivare la dinamica della debacle. Nello 0-2 casalingo c’è molto altro. La compagine pugliese per la prima volta in campionato ha affrontato un avversario molto diverso da tutti quelli incontrati finora: una squadra scesa in campo con il chiaro intento di sacrificare quasi del tutto la fese offensiva, preoccupandosi esclusivamente di neutralizzare i pugliesi.

L’atteggiamento dell’Ascoli si è dimostrato diametralmente opposto a quello proposto da Parma, Palermo, Perugia, Spal, Cosenza, Cagliari, Brescia e Venezia. Squadre che hanno sempre tentato di mantenere la propria identità, provando ad imporre il gioco. Scelta opposta per Bucchi che invece ha osservato pedissequamente il capitolo 1 del “manuale” anti-Bari: creare densità nella propria metà campo, con l’obiettivo di togliere ogni spazio all’attacco del Bari, soprattutto a Cheddira. Il tecnico romano ha applicato senza indugio anche le annotazioni a piè pagina, che suggerivano, per perseguire lo stesso scopo, di inibire ogni fonte di gioco avversaria, impedendo le linee di passaggio tra difesa e centrocampo e sulle corsie laterali. Grande attenzione anche al “paragrafo” sui «consigli maliziosi», esemplificati con interruzioni di gioco e un atteggiamento a volte anche provocatorio. Condotte, per carità, più che legittime per chi, come nel caso dell’Ascoli, aveva urgente bisogno di portare punti a casa.

Lo studio e soprattutto l’applicazione attenta del “bignami” si sono rivelate dunque vincenti sul terreno del San Nicola.

Strategia che però, bisogna evidenziarlo, è stata favorita da una giornata per nulla positiva del Bari, sul piano delle idee, dell’intensità e anche della personalità. Resta difficile credere alla tesi di una squadra paga dei risultati o “vittima” dell’ennesimo pienone, quasi da record del San Nicola. Da non sottovalutare invece la possibile ansia da prestazione dettata dalla consapevolezza, per la prima volta in campionato, che con una vittoria sarebbe stata mini fuga in solitaria.

Dato incontrovertibile è invece l’effetto del forfait di Maiello. Un’assenza pesantissima che probabilmente ha stravolto gli equilibri della squadra di Mignani a centrocampo.

Al tecnico genovese adesso tocca subito prendere carta e penna e iniziare la bozza del “Contro bignami biancorosso”. Urgono soluzioni e alternative per contrastare efficacemente avversari che, inevitabilmente, potrebbero seguire il “modello Ascoli”. Non si può certo affermare che Mignani non le abbia provate tutte. Ma esperimenti come la trequarti affidata all’italo colombiano Salcedo e il “perenne” ritardo di condizione di Ceter non sembrano essere di aiuto. Parma e Frosinone saranno ora due test per misurare testa, cuore e idee del Bari dopo una sconfitta che brucia, ma che va immediatamente seppellita.

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