Home Attualità Giovani e mafia, don Luigi Ciotti a Bari: «Minori violenti perché soli»

Giovani e mafia, don Luigi Ciotti a Bari: «Minori violenti perché soli»

«I ragazzi ora ricorrono spesso alla violenza perché vivono in un sistema violento. Uno dei grandi problemi è la violenza anche culturale, linguaggi, modalità, immagini che ci circondano. Per questo gli adulti devono essere più presenti». È nel monito a una «società che non può dimenticare le responsabilità nei confronti dei giovani» che don Luigi Ciotti, presidente di Libera, traccia il percorso da seguire per andare loro incontro, all’indomani dell’ennesimo blitz che evidenzia il ricorso della mafia ai giovanissimi.

La società negante

«I giovani trovano una società negante nei loro riguardi, nelle prospettive, nel lavoro – spiega – e quindi noi siamo chiamati a interrogarci, questa è una società che si preoccupa di giovani, ma non se ne occupa come dovrebbe occuparsi. Che vuol dire offrire spazi, opportunità servizi. Non dimentichiamo che per gli under 35 l’Italia è all’ultimo posto in Europa. Quindi è un interrogativo che dobbiamo porci: cosa si può fare per aiutare questi ragazzi? Noi dobbiamo inondare, i nostri territori di progetti, di propositi, di opportunità da offrire ai nostri ragazzi. I ragazzi quando trovano dei punti di riferimento veri, coerenti, ci sono».

Politiche e servizi

«C’è però da chiedersi – dice don Ciotti – quali politiche, quali servizi, quali spazi, quali opportunità diamo loro. L’Italia in alcuni territori è al 30% di dispersione scolastica e siamo amaramente in Europa l’ultimo posto per la povertà educativa. E abbiamo un numero di giovani che non studia più e non trova lavoro o tutto precario, tutto in nero e quindi è una società che deve interrogarsi».

Le droghe

L’accento viene posto anche sulla elevata disponibilità di sostanze stupefacenti: «Bisogna fare una riflessione sulla droga. Oggi ce n’è più di 30, 40 anni fa, le droghe chimiche sono più di mille, l’eroina non se ne è mai andata, si va per crack, c’è un mercato delle sostanze che è impressionante. Ma la prevenzione bisogna farla così, non si fanno più quei percorsi che magari per anni si sono fatti, ad esempio, all’interno delle scuole. Noi siamo passati anche nella percezione degli italiani dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato».

I fenomeni

Spesso il gioco d’azzardo, la droga, l’ecomafia, le agromafie, vengono considerate una delle tante cose. In realtà non è una delle tante cose. E in tutto questo non dobbiamo dimenticarci i giovani, i ragazzi, le ragazze. La speranza c’è, proviamo a fare uno scatto in più tutti, ognuno deve assumersi la sua parte di responsabilità, noi le chiediamo alle istituzioni, alla politica, ma anche noi come cittadini abbiamo delle responsabilità».

L’indifferenza

Per il presidente di Libera non bisogna «diventare sempre i professionisti della lamentela: 18 milioni di Italiani non votano – aggiunge – poi magari anche protestano, magari hanno anche delle ragioni di scoraggiamenti, di delusioni passate, però il voto è lo strumento più democratico che c’è, sarà bene anche metterlo in pratica perché ci siano cambiamenti veri, perché abbiamo bisogno di cambiamenti veri. La questione giovanile è un problema molto serio, la dispersione scolastica è un problema serio, le prospettive dei nostri ragazzi, è un problema serio. Questa è un società che si preoccupa ma non se ne occupa sufficienza».

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