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Il terzo mandato? Forse tra un anno. La strategia della destra per mettere Decaro fuori gioco

Il terzo mandato? Molto probabilmente si farà. Forse soltanto per i presidenti di Regione e non per i sindaci, forse non subito ma tra qualche mese. Una cosa è certa: il centrodestra vuole “calare l’asso” della riforma non solo per blindare governatori come Luca Zaia e Giovanni Toti, ma anche per mettere definitivamente “fuori gioco” quei sindaci del Partito democratico che avrebbero ottime chance di essere rieletti anche per la terza volta o di diventare leader di livello nazionale. E tra questi c’è il sindaco barese Antonio Decaro.

La svolta potrebbe arrivare nei prossimi giorni, o magari subito dopo le vacanze estive, con le forze politiche parlamentari che dovrebbero trovare un accordo sul terzo mandato per i presidenti di Regione. Poche settimane fa, d’altra parte, il vicepremier Matteo Salvini è stato chiaro: «Se uno è bravo, viene scelto dai cittadini, ha fatto due mandati e i cittadini lo riscelgono, di mandati può farne anche quattro».

L’obiettivo di Salvini è “blindare” Luca Zaia e Giovanni Toti alla guida rispettivamente del Veneto e della Liguria, attualmente roccaforti del centrodestra. E pazienza se l’introduzione del terzo mandato dovesse rivelarsi un assist anche per i governatori di centrosinistra come il pugliese Michele Emiliano, il campano Vincenzo De Luca e l’emiliano Stefano Bonaccini.

Nello stesso tempo, però, il centrodestra punta a mettere le mani anche su grandi città come Bari e a evitare che amministratori locali di centrosinistra possano assurgere a leader nazionali. Ecco perché, nella maggioranza guidata dalla premier Giorgia Meloni, si sta facendo largo un’ipotesi: approvare in tempi rapidi la riforma che consentirà ai presidenti di Regione di candidarsi (e magari essere eletti) per la terza volta di fila; nello stesso tempo, attendere un anno o anche di più per dire sì a un eventuale “terzo giro” pure per i sindaci.

In concreto, il centrodestra sembra intenzionato ad accelerare sul terzo mandato per i soli governatori in modo da consentire a Toti e Zaia, in scadenza nel 2025, di ricandidarsi. Per i sindaci, invece, la maggioranza sembra decisa ad aspettare che, in una città come Bari, Decaro si candidi all’Europarlamento o alla Provincia (nel caso in cui per quest’ultima venisse ripristinata l’elezione diretta del presidente): in questo modo il sindaco uscente non avrebbe la possibilità di ricandidarsi al Comune, rendendo la competizione per Palazzo di città ancora più alla portata del centrodestra. Si vedrà. Certo è che di “sgambetti”, di qui al 2024, se ne vedranno molti.

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