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La pedopornografia fa presa sui minori. La Procura di Bari: «Tra i giovani sempre più materiale»

Negli ultimi anni c’è stato un aumento dei reati legati alla diffusione, detenzione e scambio di materiale pedopornografico da parte di gruppi di ragazzi minorenni o poco più che maggiorenni. A lanciare l’allarme è il terzo dipartimento della Procura di Bari che si occupa dei reati endofamiliari e della violenza di genere durante una conferenza stampa che si è tenuta ieri mattina per presentare i risultati di un anno di lavoro e indagini.

«È un fenomeno che abbiamo associato a un uso e a una esposizione sempre più precoce ai social network e alle dinamiche innescate dalla pandemia – ha spiegato il sostituto procuratore Ignazio Abbadessa – A questo si associa spesso il “mercimonio” del proprio corpo, su spazi online specializzati, da parte dei ragazzi più giovani, che mettono in vendita foto intime e personali in cambio di ricariche, denaro o altri regali. Questo interesse deviato attrae molti minori in età puberale o adolescenziale». Una tendenza particolarmente preoccupante per la procura poiché scardina l’immagine comune dei fruitori di materiale pedopornografico. «Non sono solo gli adulti con precise caratteristiche comportamentali a utilizzare e diffondere questo tipo di materiali – aggiunge Abbadessa – ma anche in questo campo c’è stato un progressivo abbassamento dell’età delle persone coinvolte».


L’attenzione della Procura nei confronti del mondo minorile resta alta anche sul tema del bullismo e delle dinamiche di branco, che sempre più spesso hanno delle conseguenze molto pesanti sulle vite dei ragazzi e delle loro famiglie. «Capita spesso di imbatterci in ragazzini, di età sempre più bassa, che fanno un utilizzo dei social e dei messaggi di messaggistica distorto, applicando dinamiche di branco che possono avere anche conseguenze estreme – ha sottolineato la sostituta procuratrice Silvia Curione nel corso della conferenza -Questa prassi è molto in crescita e ha come protagonisti minori, spesso infraquattordicenni, che agiscono per escludere coetanei considerati “non allineati”».

Come spiega il magistrato, «una delle pratiche più diffuse è quella di aggiungere e rimuovere compulsivamente la vittima dai gruppi Whatsapp, con lo scopo preciso di umiliarla. Si tratta di una manifestazione di predominanza rispetto a compagni di classe resi strumento delle decisioni del branco. In un caso, queste pratiche hanno portato una vittima a togliersi la vita. E da parte delle famiglie non abbiamo sempre avuto collaborazione. Anzi in molti casi i genitori dei ragazzi che si rendono protagonisti di questi episodi sono i primi a negare le responsabilità dei propri figli e a compiere degli atti di vero e proprio ostruzionismo».

In Procura parlano di una vera e propria emergenza che travalica i limiti geografici e si verifica in egual modo su tutto il territorio nazionale, anche se più esposte restano le famiglie e i minori che vivono in contesti degradati e difficili.

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