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Nicola Porro a Bari con “La Ripartenza”: «La drammatizzazione climatica è una balla» – L’INTERVISTA

Toc-toc: c’è Nicola Porro. Il giornalista, conduttore del programma tv “Quarta Repubblica” è a Bari, oggi e domani, al Teatro Petruzzelli, con “La Ripartenza, liberi di pensare” per affrontare i temi economici, culturali e politici con i grandi players italiani.

“La ripartenza” a Bari. Mi racconta l’evento?

«Siamo arrivati alla settima edizione, in un posto significativo come il teatro Petruzzelli, rinato dalle sue ceneri. Avremo il meglio delle piccole e grandi imprese, per raccontare dove sta andando l’Italia e le grandi sfide che ci aspettano. Tutto dal vivo, con la gente vera del Paese. Ci sarà solo un politico, il ministro dell’Agricoltura, con cui faremo una tavola rotonda sul made in Italy. Tanti gli spazi culturali, tra cui le letture di Vittorio Sgarbi. Sarà la grande festa del mio giornale, nicolaporro.it».

Mi racconta del suo libro “La grande bugia verde”, uscito poche settimane fa?

«È il leitmotiv di questa “Ripartenza”. C’è una balla colossale, la cosiddetta “drammatizzazione climatica”. Tutti i media e politici parlano della decarbonizzazione come fosse una minaccia nucleare non farla. Il padre della climatologia italiana, Franco Prodi, ha definito il riscaldamento climatico “una bufala colossale”. Al suo fianco fior di scienziati come Franco Battaglia, il premio Nobel Carlo Rubbia, Zichichi e tanti altri. Il libro raccoglie dieci esperti di formazione diversa e smonta scientificamente dieci balle. Vediamo oggi sui giornali come stanno fallendo le società di batterie elettriche nel mondo. Sarebbero dovute essere il carburante di questa rivoluzione verde che ci immaginava tutti con le auto elettriche entro il 2035, ma è del tutto evidente si tratti di una stronzata, carissima, che pagheremo con i soldi dei contribuenti».

Il fatto che le destre stiano prendendo piede a livello europeo, può essere la garanzia di un di cambio rotta rispetto a questa follia della transizione green?

«Non è una grande garanzia. Le destre stanno prendendo potere relativamente, come dimostra il caso francese. Tranne che in Italia, la destra è come se non ci fosse. In Germania i tre partiti che governano – liberali, socialisti e verdi – hanno il 30%. Il Partito popolare, equivalente di Forza Italia, ha il 35%, eppure governano gli altri. In Francia Macron ha perso le elezioni eppure cercherà di governare, in Spagna hanno vinto i popolari eppure governa il socialista Sanchez. L’Europa è ancora a trazione green e sta ancora andando verso il burrone della transazione energetica».

Il sindaco di Milano ha definito qualche giorno fa “una barbarie” dedicare l’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi…

«Penso dovrebbe fare il sindaco e occuparsi dei problemi della città, come la sicurezza e il mercato immobiliare bloccato da un’inchiesta giudiziaria. I sindaci devono essere buoni amministratori, della politica se ne occupano in altre sedi. Sala è molto bravo a fare statements politici e molto meno a gestire Milano. Penso a Decaro e Leccese che prendono il 70%: pensi davvero che a Bari ci sia questa fetta di gente di sinistra? Sono buoni amministratori che lasciano buoni ricordi. Un sindaco viene votato per come amministra».

Restando sui sindaci, Bandecchi ha stupito recentemente parlando di fototrappole per i clienti delle prostitute, che ne pensa?

«Una stupidaggine. Bisognerebbe vietare la prostituzione a questo punto, quella di Bandecchi mi sembra una boutade…»

Non le sembra il caso di seguire la strada di altri paesi europei legalizzando la prostituzione, generando introiti per lo Stato?

«Assolutamente».

Parliamo di Commissione europea, c’è il rischio di veder rientrare un personaggio come Timmermans?

«Non penso. Ha fatto il commissario e il vicepresidente, ma i danni che ha fatto, come i suoi uomini, sono ancora nei posti chiave in Europa».

L’Italia cerca spazio all’interno della Commissione, riuscirà per lei ad avere questo cosiddetto Commissario di peso? Può essere Fitto il nome?

«Credo sia Fitto il nome su cui punta la Meloni. L’Italia è una delle economie più importanti in Europa, la Meloni ha uno dei governi più solidi: sarebbe uno scandalo se il Paese non avesse un commissario di peso. Il vero problema è capire che vuol dire “di peso”…».

Perché oggi a livello Europeo si ha la sensazione che Le Pen faccia paura mentre la Meloni no?

«Si parla della destra sempre come una macchietta. Quando poi li si vede governare si dimostrano molto meglio di come venivano raccontati. E questo è quello che è successo con la Meloni. Si credeva quasi arrivassero i barbari a Roma. E invece nessun barbaro, ma solo una donna che governa bene».

Chiudiamo con l’inchiesta di Fanpage. Non vede una differenza di trattamento dei media tra quello avvenuto con i giovani di FdI e i manifestanti al pride che serenamente invocavano alla Meloni appesa a testa in giù?

«Fanpage è un giornale dichiaratamente anti-destra. È “L’Unità” dei tempi d’oro in digitale. Io non critico l’inchiesta, fanno il loro lavoro. Il problema è quello che sottolinei tu, il doppio standard. Siamo in un Paese in cui se c’è una manifestazione pro-Hamas in piazza non fa nessun clamore, se c’è un cretino che dice stupidaggini finisce su tutte le prime pagine».

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