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Pr barese morto a Roma: i rapporti del 45enne Ciccio Barbuto con il “mondo di mezzo”

Si cerca e si scava nel passato di Francesco Vitale, “Ciccio Barbuto”, il pr barese morto a Roma, alla Magliana, in circostanze misteriose. Il 45enne precipitato dal sesto piano di un appartamento intestato a un incensurato (che ora è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura antimafia di Roma), sarebbe stato ucciso per un debito di droga.

Un debito da mezzo milione di euro, che lega così con un filo rosso quanto avvenuto nella capitale con il passato di Ciccio, un passato tra Bari e Brindisi. Il pr, che lavorava nelle discoteche di Ibiza, era infatti “noto” agli investigatori baresi per essere finito in alcune inchieste giudiziarie per droga: in un caso, accusato di spaccio, era anche stato condannato. Nell’altro, in cui l’accusa è di narcotraffico, il giovane risulta ancora imputato. Nella prossima udienza, la sua posizione sarà archiviata per morte del reo.

Secondo l’accusa, Francesco e Domenico Vitale sarebbero stati parte di un’unica associazione a delinquere che trafficava droga (eroina, cocaina, hashish ed extasy) e la spacciava in alcuni quartieri baresi (San Marcello, Carrassi e Poggiofranco), oltre che in comuni del Barese. A capo della “squadra” di Capurso, dal 1998 al 2004, secondo l’accusa c’erano Francesco e Domenico Vitale.

Ogni squadra, raccontano le indagini, aveva una operatività indipendente dalle altre, con capacità gestionali ma interconnesse tra loro.

E sempre nel mondo della droga finisce il nome di Ciccio Vitale, coinvolto anche in un’altra inchiesta, tutta romana, che due anni fa aveva portato all’arresto di 13 persone. Tra gli indagati c’era Daniele Carlomosti, personaggio noto per la sua ferocia nel recupero crediti di un’organizzazione che investiva in droga, e Alessandro Corvesi, l’ex calciatore della Lazio, ed ex fidanzato della showgirl Antonella Mosetti, accusato di fare parte di un’associazione con interessi nel narcotraffico.

Ciccio Vitale, il 22 febbraio scorso, era arrivato poche ore prima a Roma, accompagnato da Martina, la sua compagna. Lei sapeva che era andato a un appuntamento e lo aspettava in albergo, ma non era più rientrato. Un passante ha sentito il botto e lo ha trovato disteso in un cortile di via Pescaglia, al quartiere Magliana.

Su di lui, al quinto piano, i fili del bucato strappati, raccontano la sua caduta nel vuoto non attutita o il disperato tentativo del giovane di salvarsi la vita.

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