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Terremoto in Marocco, la testimonianza di un 30enne bitontino in vacanza a Marrakech: «Ho visto i palazzi crollare»

«La paura è stata tantissima, ma sto bene. Siamo usciti dal ristorante e abbiamo corso come disperati per la Medina (la cittadella medievale fortificata che risale ai tempi dell’Impero berbero, ndr) tra persone in lacrime, calcinacci e una nube di polvere, che ancora sovrasta tutta la città». Nicolò Ciccarone, 30enne bitontino, fatica a trovare le parole per raccontare l’incubo vissuto venerdì sera, quando un terremoto di magnitudo 6,8 ha devastato il Marocco, facendo distruzione e morte e il cui bilancio è in costante aggiornamento minuto dopo minuto.

Lui, in vacanza a Marrakech dal 31 agosto con altri amici italiani, ha la fortuna di poter ricordare quei terribili e indimenticabili momenti. Pochi, pochissimi secondi, dove ci si sente impotenti e si pensa solo a correre per evitare il peggio mentre tutto intorno a te crolla come fossero costruzioni di carta. Poco dopo le 23 (ora locale, mezzanotte passata in Italia), quando la terra ha iniziato a tremare, era a cena insieme al gruppo del suo viaggio organizzato.

«Il nostro locale – sottolinea – era proprio accanto a uno dei pochi palazzi crollati interamente nella parte sud est della Medina. Lo abbiamo visto frantumarsi sotto i nostri occhi. La prima scossa è stata violentissima e prolungata, nonostante fossimo a 70 chilometri dall’epicentro (localizzato a dieci chilometri di profondità e lungo la catena montuosa dell’Atlante, ndr)». In quei momenti c’è un turbillon di emozioni: prima il terrore, poi la forza di scappare via, tra le viuzze labirintiche della cittadella medievale fortificata. Corsa che non è stata per nulla semplice perché la Medina ha una rete intricata di strade. Abbiamo dovuto correre tra calcinacci, polvere e persone sconvolte, che a piedi o in sella a motorini, abbandonavano i loro edifici pericolanti.

Centinaia i palazzi lesionati dal sisma, tra cui anche l’albergo in cui il bitontino e i suoi compagni soggiornavano. «Abbiamo dormito, per quanto possibile, insieme a centinaia di sfollati, in piazza Jemaa EL Fna, al centro di Marrakech». È stata una notte da incubo, ovviamente, a cui è seguito un mattino tutt’altro che facile anche se, con il passare delle ore, la situazione si è un po’ calmata. Nonostante polvere, distruzione e calcinacci fossero ovunque nella bellissima cittadina marocchina. «Né io né tutto il mio gruppo – 16 i componenti del gruppo organizzato – siamo stati contattati dall’ambasciata a Rabat, dal consolato di Casablanca e nemmeno dal console onorario di Marrakesh», spiega Nicolò, che questa mattina farà ritorno in Italia, concludendo anzitempo la vacanza nord africana, che invece sarebbe dovuta continuare fino a metà della prossima settimana.

«Dovevo rientrare mercoledì – sottolinea, ma per la paura abbiamo deciso di farlo domani (oggi per chi legge, ndr)». Lo attende un volo verso Milano in partenza alle 10 – ora italiana – e arrivo alle 13.35. Poi, in serata, il rientro in Puglia.

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