Home Attualità Aggredito alla fine della partita: «Via queste persone dal calcio»

Aggredito alla fine della partita: «Via queste persone dal calcio»

«Persone così non dovrebbero far parte di questo mondo, non possono macchiare lo sport più bello così», è pieno di dolore nel cuore e ha una voce sottile Giovanni Bruno, calciatore andriese 21enne del Canosa, colpito da un violento schiaffo a fine gara tra Canosa Calcio 1948 e Foggia Incedit, al termine della partita di Campionato di Eccellenza Pugliese. La partita era in parità sino al 83esimo quando Loseto dalla sezione alta a sinistra nell’area del Foggia trova il colpo perfetto al volo che si insacca nel sette e regala al Canosa la seconda vittoria consecutiva. Giovanni Bruno, centrocampista per passione e dipendente di un supermercato per professione, era in panchina a disposizione del mister. Si è fatto espellere dalla panchina per aver rivolto qualche parola di troppo al guardialinee. Continua a seguire i compagni dalla tribuna, lì dove dopo la gara si consuma un episodio sgradevole che lo vede protagonista. Giovanni era in compagnia di altri compagni di squadra e voleva rientrare in campo per festeggiare la vittoria ma sono stati bloccati e dopo un battibecco si è verificata l’aggressione. La versione del Foggia, presentata in una trasmissione televisiva locale dal presidente Tigre, è differente: «Il tesserato è stato espulso, è andato negli spogliatoi ed è tornato poi in tribuna. A fine partita lui ed altri due compagni sono scesi nella zona antistante l’impianto sportivo e davanti al cancello chiedevano di entrare per festeggiare con la squadra ma per ragioni di sicurezza l’addetto gli ha fatto capire che non avrebbero potuto sino a ché la terna arbitrale non avesse raggiunto gli spogliatoi. Sono sopraggiunti altri tesserati ed è stata divelta la maniglia di ingresso, queste persone sono entrate e da qui è scaturito il parapiglia. In questo contesto c’è stato il colpo ma è da valutare, ho sentito un’intervista in cui il giocatore dice di aver ricevuto questo colpo di spalle, quindi come si può affermare con certezza chi lo ha colpito? Di certo ciò che è accaduto non doveva verificarsi». Queste invece le parole di Giovanni Bruno, raggiunto telefonicamente. «Scusatemi se ho la voce bassa, non riesco ad aprire bene la mandibola».

Da quanto tempo giochi a calcio? Ti era mai capitato un episodio simile?

«Dall’età di 7 anni. Il calcio è tutt’altro, non è questo. Non c’è spazio per la violenza nel calcio, non avevo mai ricevuto schiaffi ma soprattutto ho subìto un gesto con cattiveria e forza, è giusto che queste persone siano allontanate dal calcio».

Sei stato aggredito da un coetaneo o da adulti?

«Era un dirigente, so chi è».

Spiega come è andata, cosa è accaduto?

«Ero con compagni di squadra in un’area destinata ai tesserati, volevamo entrare nel campo ma l’allenatore ci ha impedito di accedere. Ha chiuso la porta e mi dispiace abbiano tirato in ballo un signore, l’addetto alla sicurezza. Lui ci ha solo detto che non poteva fare altro che seguire le direttive. Quando poi ci hanno dato possibilità di accedere al campo, un mio compagno ha avuto da ridire per l’atteggiamento dell’allenatore e lì si sono accesi gli animi. Mi sono messo davanti a loro per placare gli animi ma ho ricevuto questo colpo».

Hai visto chi ti ha colpito?

«Quando ho ricevuto il colpo ho avvertito solo un forte ronzio, non sono caduto ma me lo hanno riferito gli altri. Non ricordo nulla, dicevo cose senza senso ma quando mi sono risvegliato sul lettino con il fisioterapista ed i carabinieri che mi facevano domande ho indicato chi mi avesse colpito».

La società ti è stata vicina?

«Hanno atteso all’esterno dell’ospedale 5 ore, mi sono stati vicini e mi hanno spiegato che la scelta della denuncia è personale. Mi dispiace che la società del Foggia non abbia condannato fermamente quanto accaduto».

Sarai della gara al ritorno?

«Spero di poter tornare a giocare quanto prima, è quello che mi fa più male: un episodio così mi sta obbligando a non giocare, non lavorare. E quando ne parlo tremo ancora».

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