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Barletta, “Colorare la memoria”: il progetto per riqualificare il luogo del crollo di via Roma

«Via Roma, colorare la memoria». A undici anni dal 3 ottobre 2011, giorno in cui il crollo della palazzina di via Roma causò cinque vittime, gli architetti barlettani Massimiliano Cafagna e Giuseppe Tupputi, membri di un laboratorio di immaginazione urbana, affrontano insieme il tema della rigenerazione e del piano urbanistico generale (Pug) della città.

“Colorare la memoria”, ossia?

«Al progetto ha partecipato anche Erica Davanzante (dottoressa in storia dell’arte) con la quale abbiamo constatato una doppia tristezza che oggi caratterizza il luogo del crollo: il tragico ricordo del crollo stesso e la condizione fisica di questo vuoto tra gli edifici, rimasto com’era dopo la rimozione delle macerie: un’area inaccessibile mai ripensata. La nostra idea, nata sulla scia del progetto “De Nittis e la rivoluzione della periferia”, propone di costruire un dialogo tra alcuni dipinti del famoso pittore barlettano e un’opera di street art pensata nelle forme di un playground. Un dialogo tra arte tradizionale e arte contemporanea, tra gioco e memoria, socialità e cultura. Opere come “Una donna che lavora all’uncinetto” o “La lezione di pattinaggio”, del nostro De Nittis, esprimono un ulteriore significato associato al ricordo delle cinque donne morte in una maglieria al piano terra dell’edificio».

Cosa ne impedisce la realizzazione?

«È un progetto pensato per essere economicamente sostenibile. La difficoltà maggiore è che si tratta di un’area privata. A ciò si aggiunge il rifiuto da parte dell’amministrazione comunale di dialogare con le associazioni locali che si occupano di cultura del territorio. Una mancanza di dialogo accompagnata dall’opacità sugli obiettivi strategici della pianificazione urbanistica».

Vari i vostri progetti per la rigenerazione urbana, i più importanti?

«Il grande parco lineare costiero per ricucire e rifondare il rapporto, oggi perduto, tra Barletta e il mare. Questa è un’occasione unica e rara, dovuta all’arretramento della linea di costa per la vicinanza alla foce dell’Ofanto. Con la costruzione di un water front verde si può ridurre l’inquinamento atmosferico migliorando la qualità dell’aria e le prestazioni bioclimatiche nonché potenziando la bellezza paesaggistica e urbanistica incrementando la fruibilità dei luoghi costieri. Ci siamo anche occupati delle grandi “cattedrali industriali” dismesse sulla litoranea di Levante: l’ex Cartiera Mediterranea, che molti vorrebbero demolire per costruire residenze o attività commerciali e terziarie; edilizia banale con lo scopo di fare soldi. Noi vorremmo conservare ma, al contempo, trasformare e rifunzionalizzare questo luogo per mantenerne viva la memoria. Questi contenitori industriali, unici nel loro genere, se riqualificati, possono rafforzare l’identità cittadina attraendo anche nuovi flussi turistici».

Progetti futuri?

«Nei prossimi mesi, forse, torneremo sul tema delle grandi industrie dismesse e sul Memoriale dei Caduti Slavi (nel cimitero di Barletta) il più importante monumento moderno della città, oggi in rovina».

E il Pug?

«Il Piano Regolatore Generale risale al 1971 ed è stato, in parte, aggiornato nel 2001. Con un Pug “vetusto” si risponde ad ogni piccola emergenza con una toppa a colori (si pensi alla recente vicenda “Lidl vicino al castello”, ma se ne potrebbero citare molte altre). Con un nuovo Pug può esserci una prospettiva di crescita reale in termini paesaggistici, ambientali ed economico-produttivi. È indispensabile formare e approvare il Pug infondendo in tale piano un approccio integrato e organico».

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