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Brindisi, odissea in pronto soccorso del “Perrino”: 80enne con sospetto infarto costretta a 22 ore di attesa

Un calvario di 22 ore sbattuta fra una sedia e una barella nonostante un sospetto di infarto. L’ennesimo caso di malasanità al pronto soccorso dell’ospedale “Perrino” di Brindisi vede protagonista una donna di 80 anni, madre della giornalista Pamela Spinelli.

L’anziana arriva martedì scorso alla guardia medica di Brindisi con sintomi allarmanti, tanto che il medico la invia d’urgenza al pronto soccorso. Alle 21 l’ingresso in reparto con pressione altissima, forti mal di testa, nausea e dolori alla schiena. Ma nell’unità operativa è impossibile entrare: fino a quel momento c’è stato l’inferno con oltre 70 interventi, quattro codici rossi, gente in fila in attesa da ore. L’80enne viene sistemata alla meglio su una sedia a rotelle perché le barelle sono tutte occupate. Nel frattempo i sintomi peggiorano, i valori sono alterati, le condizioni sembrano aggravarsi. La donna, però, viene abbandonata a se stessa, sempre sulla sedia a rotelle senza un minimo di assistenza. Ad aggravare il quadro l’improvviso malore del marito, 80enne anche lui, che s’accascia sul pavimento. Viene steso su una barella e un infermiere ordina acqua e zucchero alla figlia presente che deve recarsi alla macchinetta e chiedere una bustina in medicheria.

Dopo un’attesa di oltre sette ore, attorno alle quattro del mattino, arriva un infermiere per misurare la pressione. Sembra un miracolo vedere l’operatore sanitario che finalmente procede, come avrebbe dovuto fare immediatamente, a effettuare i prelievi di sangue e altri esami specifici. La pressione, tuttavia, continua a sfiorare i 200 nonostante la prima somministrazione di diuretici. Passano ancora ore e arriva l’esito del test degli enzimi cardiaci, alti anche quelli. Per maggiore sicurezza vengono ripetuti quattro volte. Alle 14 i valori sono ancora alti ma stabili. Arriva il cardiologo e sostiene che per l’anziana il pericolo è alle spalle, non c’è più rischio di infarto: «Può andare a casa», annuncia sollevato ai familiari, ma candidamente consiglia un controllo cardiologico. A quel punto interviene la figlia e giustamente pretende di effettuare la visita cardiologica prima delle dimissioni. Dopo un tira e molla la visita viene accordata, ma per eseguirla passano altre due ore e mezza. Alle 18 e 45 sembra che sia tutto a posto, la mamma di Spinelli può tornare a casa. Ancora qualche minuto e arriva il contrordine. «Non può lasciare l’ospedale, dobbiamo ricoverarla per accertamenti», fanno sapere i sanitari. L’unica buona notizia è che l’anziana adesso è fuori pericolo anche se è ancora ricoverata nel reparto di Cardiologia.

Una vicenda che ha dell’incredibile, purtroppo non isolata, che mette a rischio il diritto alla salute. L’emergenza al pronto soccorso del “Perrino” è nota da tempo con punte di crisi assoluta durante l’inverno, a causa del picco dell’influenza. L’apice è stato raggiunto lo scorso novembre, quando i due soli medici di turno furono costretti a chiedere l’intervento dei carabinieri per mettere nero su bianco in una denuncia la difficoltà a rispettare i tempi di somministrazione delle cure. La segnalazione, però, è finita nel nulla. Anzi, al danno s’è aggiunta la beffa che in quel giorno morì un’anziana signora e la magistratura aprì un’inchiesta dopo la denuncia dei familiari ed i due medici furono indagati per omicidio colposo. Una situazione esplosiva, cui ha fatto seguito una serie di incontri tra sindaci, Asl e Regione e persino un sopralluogo da parte del sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, che aveva annunciato la visita degli ispettori ministeriali al “Perrino” di Brindisi per una serie di criticità. Sta di fatto che nulla è cambiato, anzi. L’emergenza permane e la situazione sembra destinata persino a peggiorare.

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